Stock option meno generose per i banchieri. E gratifiche meno allettanti attraverso i «bonus» di risultato o i premi «straordinari». È la conseguenza del giro di vite sui supercompensi previsto dalle nuove regole dettate dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Che sollecita anche un maggior coinvolgimento degli azionisti nelle decisioni. Ecco la rassegna degli ultimi anni.
Corrado Passera di Intesa Sanpaolo è il banchiere italiano che ha guadagnato di più con le stock option: 35,7 milioni di euro le plusvalenze lorde effettivamente realizzate tra il 2005 e il 2006, a Banca Intesa, tutte reinvestite in azioni della banca, al netto delle tasse. Alessandro Profumo di UniCredit, il concorrente di riferimento di Passera, è il banchiere solitamente con il bonus più alto, 3,3 milioni nel 2006 e con lo stipendio più elevato, 6,75 milioni lordi nel 2006.
Profumo non ha finora esercitato le sue stock option, tuttavia riceve ogni anno azioni gratuite di Unicredit, «performance share» legate ai risultati, che si sommano allo stipendio: la dote del 2006 è di 345mila azioni, per un valore all'epoca di due milioni di euro, ma non le ha vendute.
Un premio più elevato di quello spettante ogni anno a Profumo è stato riconosciuto nel 2007 dal consiglio di amministrazione di Capitalia al presidente Cesare Geronzi, poco prima della fusione con Unicredit: 21,5 milioni lordi di «bonus e altri incentivi» a favore di Geronzi nei primi nove mesi del 2007, «di cui euro 20 milioni emolumento straordinario che costituisce anche premio alla carriera», puntualizza il fascicolo con gli «aggiornamenti al documento informativo relativo alla fusione», pubblicato il 28 settembre. Il bonus annuale di Geronzi era di 1,5 milioni lordi nel 2006, lo stipendio complessivo da Capitalia di 3,81 milioni lordi, oltre a 305mila euro come vicepresidente di Mediobanca. Banchiere senza stock option, Geronzi ha ricevuto nel 2007 una gratifica che, insieme agli «emolumenti lordi per la carica» di 2,15 milioni, ha portato i suoi guadagni totali da Capitalia a 23,648 milioni lordi nel 2007, prima di sedersi sul trono di Mediobanca, presidente del consiglio di sorveglianza.
Più di lui ha guadagnato Matteo Arpe, in testa alla classifica dei compensi 2007, provvisoria perché poche società finora hanno alzato il velo. Il giovane ex amministratore delegato ha lasciato Capitalia il 31 maggio 2007 con 37,42 milioni di euro lordi. Arpe ha ricevuto 2,67 milioni come «bonus e altri incentivi» per cinque mesi di lavoro (aveva 2,9 milioni di bonus nell'intero 2006), 471.616 euro di «emolumenti lordi» e 34,267 milioni di «altri compensi», così spiegati in una nota: 1,78 milioni «retribuzione da lavoro dipendente», 31,226 milioni «indennità per risoluzione rapporto di lavoro», 1,277 milioni «trattamento di fine rapporto».
Nel 2007 i guadagni da stock option si sono ridotti, un po' per la frenata della Borsa, un po' perché molti banchieri avevano esaurito le munizioni. Il biennio d'oro delle stock option è stato il 2005-2006. Secondo uno studio di R&S, la società di ricerche di Mediobanca guidata da Fulvio Coltorti, sommando il 2005 e il 2006 una decina di istituti che fanno parte dell'indice «Top Banche» hanno assegnato ai dipendenti benefici per 400 milioni di euro (195 milioni nel 2005 e 205 milioni nel 2006), di cui 273 milioni sotto forma di stock option, il resto in azioni gratuite (lo studio è stato pubblicato dal Sole 24 Ore l'11 maggio 2007, a firma di Giuseppe Oddo). Nel campione Unicredit, Banca Intesa e Sanpaolo-Imi, ora unificate, Popolare di Milano, Capitalia, Mediobanca, Bpu e altre.
Pesanti le stock option di un gruppo di dirigenti di Mediobanca, dove c'è la regola di reinvestire almeno metà del guadagno in azioni della casa. Francesco Saverio Vinci, all'epoca direttore centrale, nel 2005 e 2006 ha realizzato plusvalenze per 20,45 milioni lordi, l'omologo Maurizio Cereda 17,2 milioni, davanti a Renato Pagliaro (16,87 milioni compresa una tranche l'anno scorso) e ad Alberto Nagel (14,8 milioni). Nel 2005-2006 circa 250 dirigenti di Intesa hanno esercitato le opzioni azionarie e beneficiato dell'incremento di valore in Borsa del gruppo da quando, nel 2002, Passera è al timone. Il piano di stock option del numero uno teneva conto del fatto che la sua busta paga è inferiore al competitor Profumo, il cui stipendio è quasi doppio: nel 2004 5,35 milioni contro i 2,82 di Passera, nel 2006 6,75 milioni lordi contro 3,8 milioni.
Esaurito quel piano, il nuovo gruppo Intesa Sanpaolo ha messo da parte le stock option, ha spiegato il presidente Giovanni Bazoli (1,6 milioni il compenso da Intesa nel 2006) il 14 aprile 2007.
Tutta un'altra storia quella di Gianpiero Fiorani, l'ex banchiere della Popolare di Lodi amico dei «furbetti». Nel 2005 aveva uno stipendio di 1,77 milioni lordi, di cui 800mila di bonus. Resta da capire il perché del premio.
