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Titoli brutti, cattivi e tossici:
per questo serve la bad bank

di Isabella Bufacchi

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2 febbraio 2009
(Imagoeconomica)

"Tossico", in gergo finanziario, ha tanti di quei significati che oramai si fa una gran fatica a distinguere i titoli buoni da quelli cattivi, i prodotti strutturati velenosi da quelli innocui.

Agli albori della crisi subprime, nell'autunno del 2007, un titolo tossico era identificato come il bond di una cartolarizzazione con una struttura eccessivamente complessa, talmente complicata, opaca e carente di informazioni pubbliche da renderne la valutazione difficile e incerta. I primi titoli tossici avevano a che fare all'epoca con le cartolarizzazioni dei mutui americani subprime: il rischio di credito di questi bond era stato sottovalutato dagli operatori e dalle agenzie di rating e il mercato gli aveva assegnato un valore, un prezzo errato.

La paura di un "mispricing" diffuso e la conseguente crisi di fiducia nelle strutture hanno velocemente contagiato tutti i prodotti complessi: così per titolo tossico si è passati ad indicare qualsiasi cartolarizzazione, anche se garantita da asset di prima qualità. I prezzi sul mercato secondario dei prodotti strutturati e cartolarizzati sono crollati, avvalorando la tesi di una tossicità dilagante. Le vendite hanno travolto qualsiasi bond poco liquido, difficilmente rivendibile a un prezzo equo: da illiquido a tossico il passo è stato breve.

Questa escalation semantica non si ferma: tossicità e complessità sono divenuti due termini intercambiabili al punto che anche i derivati (che non sono bond o titoli, ma contratti bilaterali) sono tossici per il fatto di essere complessi, dannosi in termini di prezzo e di rischio-controparte. Nella famiglia già molto allargata del "toxic paper" alla fine in piena recessione entra qualsiasi strumento finanziario che danneggia il bilancio delle banche? Strutturati, cartolarizzazioni, bond illiquidi, derivati del credito, obbligazioni societarie, mutui, prestiti al consumo, tutti? Serve una bad bank solo per fare chiarezza tra titoli buoni e titoli cattivi. Maggiori approfondimenti su Il Sole 24 Ore in edicola martedì 3 febbraio.

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