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La svolta c'è, ma la Borsa vuole di più

di Walter Riolfi

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11 Febbraio 2009

Tra gli operatori di Wall Street, più d'uno sperava che Tim Geithner indugiasse ancora qualche giorno nell'annunciare i dettagli del piano di salvataggio delle banche statunitensi. Perché nell'attesa sarebbe cresciuta la speranza e con essa le quotazioni dei titoli bancari, com'era avvenuto venerdì e in parte lunedì. Ma all'annuncio del piano, la Borsa ha reagito con il tipico ribasso di chi vende sulle notizie. E, alla scarsità di dettagli contenuti nel nuovo intervento del segretario al Tesoro, ha risposto con la delusione di chi vede ridimensionate le aspettative. Il risultato è stato una crollo del 14% dell'indice bancario e un listino caduto del 4,9%, come lo misura l'indice S&P500 (-4,2% il Nasdaq). E siccome quando Geithner ha iniziato a parlare erano in Europa le 17 del pomeriggio, anche le Borse del Vecchio continente hanno avuto tutto il tempo di raddoppiare le perdite maturate fino a quell'ora: lo Stoxx è sceso del 2,8%, Parigi del 3,64%, Francoforte del 3,46%, Milano e Londra del 2,2%.
Il piano, subito ribattezzato GARP dal mercato (Geithner Asset Relief Program, ossia Programma Geithner in soccorso delle attività, secondo la moda degli acronimi diffusasi a Wall Street con la Talf e la Tarp), contiene soluzioni largamente attese, come l'idea della bad bank, e iniziative del tutto nuove, come lo «stress test» che dovrebbe verificare la capacità e l'adeguatezza patrimoniale delle banche: in una parola la loro effettiva salute. Ma un po' perché le aspettative s'erano cullate nel crescente ottimismo e un po' perché il mercato s'attendeva soluzioni certe, le parole di Geithner hanno invece suscitato la delusione della Borsa. «Se il presidente Obama nel suo ultimo discorso s'era rivolto a Main Street (ossia al mondo dell'economia reale), il ministro del Tesoro avrebbe dovuto ieri parlare a Wall Street», ha commentato Tony Crescenzi, alludendo alla vaghezza di un piano che non poteva soddisfare la chiarezza (i "dettagli") pretesa dagli operatori di Borsa.
Forse ha pesato anche quella frase di Geithner sulla scarsa collaborazione delle banche: «Il sistema finanziario sta lavorando contro la ripresa dell'attività finanziaria ... è una pericolosa dinamica che dobbiamo arrestare». Probabilmente il ministro voleva alludere a quella enorme massa di liquidità accumulata negli ultimi mesi dal sistema bancario americano (1.100 miliardi di $, ossia il 10% degli attivi, ben oltre gli usuali 300 miliardi) che non viene impiegata per prudenza o per paura di ulteriori perdite. Ma la frase non è piaciuta all'ancora potente lobby bancaria, così come non è stata gradita da chi ha investito nei titoli del settore, scommettendo sul loro forte rimbalzo, grazie al soccorso del Governo. E poi questo nuovo piano è parso insufficiente, perché i 500-1000 miliardi di asset tossici che la bad bank dovrebbe rilevare sembrano pochi. E poi come valutare le singole attività? Senza contare che la soluzione di ampliare l'acquisto di titoli cartolarizzati fino a mille miliardi ricorda molto la vecchia Talf, il piano di Paulson che era stato giudicato inadeguato.

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