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Rbs prepara la «bad bank» Nuovi piani per Citi e Bofa

di Marco Valsania

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22 febbraio 2009

NEW YORK - Fine settimana frenetico per le banche dell'universo anglosassone. Secondo il «Sunday Times», in settimana la Royal Bank of Scotland annuncerà la scissione di una «bad bank» destinata a contenere «molte centinaia di miliardi di sterline» di asset tossici. Il nuovo masterplan in fase di ultimazione de parte del Ceo Stephen Hester prevede anche 20mila tagli dalla «good bank» che sopravviverà.

Sull'altra sponda dell'Atlantico, Wall Street è scossa dai timori di un'imminente nazionalizzazione di colossi quali Citigroup e Bank of America. L'amministrazione Obama ha lavorato senza sosta per contenere la spirale di crisi: sono in preparazione nuovi annunci sulle strategie per salvare i giganti malati della finanza. Per cominciare, mercoledì, dal decollo di una riforma promessa dal Segretario al Tesoro Tim Geithner: uno "stress test", un esame di solidità, imposto a una ventina di gruppi, quelli con depositi oltre i cento miliardi di dollari. E l'esito del test potrebbero provocare nuove iniezioni di capitali.

Ma una nazionalizzazione, almeno temporanea, non può più essere esclusa, soprattutto in assenza d'un ritorno di fiducia sui mercati. Il Ceo di BankAmerica, Kenneth Lewis, ha però puntualizzato che «non ci sono le condizioni perché la banca sia nazionalizzata». La salute degli istituti di credito, piccoli e grandi, appare tuttavia sempre più precaria: le autorità dell'Oregon hanno ieri preso il controllo della Silver Falls Bank, con 131 milioni in asset e 116 milioni in depositi. Alla riapertura di lunedì della Borsa, anche se non avvenissero svolte drammatiche in queste ore, i titoli finanziari saranno gli osservati speciali. Venerdì, davanti a picchiate del 36% nelle quotazioni di Bank of America e Citi, la Casa Bianca è stata costretta a intervenire per assicurare di rimanere favorevole a un «sistema bancario privato». Il Tesoro si è affiancato: «Ci sono molte voci sul mercato, ma non bisogna considerarle indicazioni di scelte politiche da parte dell'amministrazione. Preserveremo un sistema finanziario posseduto e gestito da privati».

Le dichiarazioni non hanno cancellato il nervosismo. I titoli delle otto grandi banche che per prime nei mesi scorsi hanno ricevuto aiuti dal governo, tra cui Citi e Bank of America destinatarie di 90 miliardi, sono reduci da perdite complessive del 4,9% nella capitalizzazione di Borsa in una seduta. E i venti a favore di drastiche soluzioni di nazionalizzazione, per ripulire le banche e poi nuovamente privatizzarle, prendono ormai forza da giorni. Li sostengono anche influenti politici: dal repubblicano Lindsey Graham al chairman della Commissione bancaria del Senato, il democratico Chris Dodd. L'amministrazione mette in guardia dal rischio che una simile strada peggiori la crisi, allontani capitali privati e affidi al governo l'impossibile missione di gestire istituti globali. E difende la strategia di salvataggio di Geithner, che punta a mobilitare fino a 2.500 miliardi.

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