Auspicio del manager affinché gli incentivi diventino una misura strutturale. Polemica a distanza con Moody's: «È la stessa agenzia che si è rifiutata di riconoscere il risanamento della Fiat. Bisogna avere più coerenza»
Gli incentivi sono «una misura strutturalmente necessaria per rinnovare il parco circolante. Spero che rimangano istituzionalmente nel sistema». Lo ha detto l'ad della Fiat, Sergio Marchionne al Salone di Ginevra. Sull'andamento di mercato del gruppo Fiat, il manager ha affermato: «Gli ordini stanno aumentando. Il prodotto nostro è azzeccato e ideale per questo mercato. 500, Panda e Punto sono macchine ottime».
Sugli aiuti dallo Stato, Marchionne ha detto: «Riconosco totalmente l'impegno del governo Berlusconi nel settore dell'auto e lo ringrazio perché credo che abbiano fatto un grandissimo lavoro e che Un impegno simile non si possa ignorare». Tuttavia, «quando i due maggiori produttori francesi ricevono 6 miliardi di finanzaimenti dal governo a tassi di interesse non ottenibili dal mercato, la Fiat in queste condizioni è messa con le spalle al muro», ha precisato Marchionne.
«Capisco benissimo l'impegno del governo francese ma noi continuiamo a guardare quale sarà l'impatto finale alla struttura finanziaria del gruppo e sulla sua capacità di competere. Non possiamo - ha aggiunto l'ad di Fiat - fare a botte con le mani legate dietro la schiena. Gli aiuti devono andare o a tutti o a nessuno».
Riferimnto evidente alla decisione dellsa commissione Ue di definire «non competitivi» gli aiuti destinati al settore dell'auto dal governo francese. Marchionne ha spiegato: «Ci stiamo mettendo in un campo di dislivelli totali. C'è la tranquillità di uno che può avere 3 miliardi di aiuti per quanto riguarda la gestione di questa crisi e c'è la Fiat che sta facendo tutto da sola partendo da una crisi strutturale nostra del 2004 molto profonda».
Ergo, «non sono qui a dire al governo Berlusconi cosa deve o non deve fare ma deve riconoscere che questo è un problema che si è creato nei mercati e che deve essere risolto, non può essere lasciato così. Capisco bene l'impegno dei francesi. Ma ora comincia anche la Germania, poi l'Inghilterra si sta muovendo per aiutare Jaguar e Land Rover. Adesso basta. Come produttori di auto non possiamo ignorare tutto questo. Spero che ci lascino tutti a piedi, tutti da soli per competere.»
Il manager italo-canadese ha concluso: «Dobbiamo cercare di creare un futuro per questa industria andando avanti. Mettere i cerotti ad un problema che è diventato così strutturale, così fondamentale non risolve assolutamente niente. Invito i miei colleghi e gli altri amministratori delegati a riconoscere il problema e a sedersi attorno a un tavolo per risolverli».
Marchionne ha chiesto poi a Moody's maggior coerenza, replicando a distanza alla società di rating, che nei giorni scorsi ha abbassato la valutazione del merito di credito del gruppo torinese e in un report ha poi sostenuto che il cash di Fiat a fine 2008 (pari a 3,9 miliardi di euro) non è sufficiente al fabbisogno dei 12 mesi.
«Sono disposto a fargli vedere un po' di numeri. Sono opinioni loro. È la stessa agenzia che si è rifiutata di riconoscere il risanamento della Fiat e le è bastato che il mercato girasse per cambiare opinione. Bisogna avere una certa coerenza, una certa calma». Il vero problema - ha detto ancora il manager - «è quanto durerà la crisi. La cosa importante da capire è che Fiat nell'anno non perderà soldi. Fiat è probabilmente una delle società più capitalizzate e senza debiti a fine 2008».