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Gli obbligazionisti Alitalia pronti a chiedere i danni

di Gianni Dragoni

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7 Marzo 2009

Gli obbligazionisti e i piccoli azionisti della vecchia Alitalia sono in subbuglio. «Si sentono lasciati soli», osserva il presidente della Consob, Lamberto Cardia. I «piccoli» studiano i rimedi per recuperare almeno parte di quanto investito nella vecchia compagnia, trasformata in bad company dal Governo il 28 agosto per pilotare la cessione alla cordata italiana.
L'assemblea degli obbligazionisti è stata convocata per il 29 marzo e il 20 aprile dal rappresentante comune, l'avvocato Gianfranco Graziadei. Sono i titolari degli ex «Mengozzi bond», che furono emessi da Alitalia nel 2002 con un aumento di capitale (azioni più obbligazioni convertibili) con scadenza 22 luglio 2007, tasso del 2,9% lordo annuo. Nel 20005, nella gestione Cimoli, il Tesoro prolungò la vita dei bond fino al luglio 2010 e alzò il rendimento al 7,5% annuo.
Ma gli obbligazionsiti sono rimasti in trappola con il commissariamento di Alitalia che ha messo "ko" i titoli. Come gli azionisti, i quali, secondo il commissario Augusto Fantozzi, «avranno un pugno di mosche». Le quotazioni di entrambi i titoli sono state sospese il 5 giugno 2008 e poche settimane fa, il 26 gennaio, revocate dalla Borsa, d'intesa con la Consob.
A fine mese scadrà la cedola annua delle obbligazioni. Quest'anno però i titolari dei bond non incasseranno nulla. Per sperare in qualche rimborso dovranno mettersi in fila al Tribunale, come gli altri creditori: la loro udienza è fissata al 21 ottobre 2009.
Le obbligazioni sono state emesse per 715 milioni di euro. Il 62% è tuttora in mano al Tesoro, per circa 445 milioni, mentre circa 270 milioni (quasi il 38%) sono detenuti da piccoli risparmiatori e fondi. Un valore oggi quasi interamente andato in fumo.
L'assemblea degli obbligazionisti è stata convocata su sollecitazione di Anima Sgr, società di gestione del risparmio della Banca popolare di Milano, che tra l'altro imputa al Tesoro di aver causato un «grave danno» ai risparmiatori con il voto in assemblea del 2005, che prorogò di tre anni la scadenza dei bond. «Anima si è accollata le spese per gli avvisi di convocazione su due quotidiani e l'affitto della sala», puntualizza l'avvocato Graziadei. «Senza quest'intervento l'assemblea non si sarebbe potuta tenere, perché io non ho un centesimo».
L'assemblea è prevista il 20 aprile. Il primo punto all'ordine del giorno prevede «considerazioni in merito allo stato di avanzamento della procedura di amministrazione straordinaria di Alitalia nonché in merito alla possibilità di recupero del credito vantato nei confronti dell'emittente». Il secondo punto è più insidioso: «Valutazione dell'esperimento di eventuali iniziative in sede giudiziaria volte a tutelare i diritti degli obbligazionisti con riferimento al mancato recupero, totale o parziale, del credito vantato nei confronti di Alitalia».
Tra le ipotesi teoriche, potrebbe scaturire una causa contro il ministero del Tesoro, oppure la Consob o il management. Improbabile però che questo avvenga se il Tesoro andrà a votare. «Il Tesoro è informato della convocazione dell'assemblea, non mi ha detto né sì, né no», spiega Graziadei.
Per piccoli azionisti e obbligazionisti la legge ha stabilito la possibilità di ottenere un parziale ristoro attraverso il fondo vittime crac finanziari, alimentato dai conti dormienti. Ma sono disponibili solo 800 milioni e devono servire anche per i crac Cirio e Parmalat. Come verranno utilizzati ancora non si sa e non si saprà almeno fino a giugno.
In un'intervista a Panorama il presidente della Consob, Lamberto Cardia, ha sollecitato un intervento: «Bisogna prendersi carico degli obbligazionisti e degli azionisti dell'Alitalia che si sentono lasciati soli. Gli obbligazionisti di una società a controllo pubblico hanno fatto una sorta di prestito all'erario, che non può restare senza ritorno. Per gli azionisti i rischi sono maggiori (...). Sono fiducioso che si arriverà a una soluzione in tempi brevi».
I risparmiatori intrappolati nel crac Alitalia ricordano la dichiarazione del ministro dell'Economia, Giulio Temonti, il 27 agosto 2008: «Il risparmio è un bene pubblico che va tutelato. I piccoli risparmiatori saranno tutelati. Ci hanno lasciato due disastri: Napoli e Alitalia. Il primo il presidente del Consiglio, Berlusconi, lo ha risolto a fine luglio. Domani risolverà Alitalia». Ma poi i loro titoli sono diventati carta straccia.

7 Marzo 2009
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