Da settembre in poi è frenato bruscamente il credito erogato dalle banche italiane. Lo afferma il direttore del Servizio studi di struttura economica e finanziaria della Banca d'Italia, Giorgio Gobbi, in occasione di un'audizione davanti alla commissione straordinaria sul Controllo sui prezzi. "Il credito concesso dalle banche italiane - si legge nella relazione di Gobbi - che aveva continuato a crescere a ritmi elevati per buona parte del 2008, da settembre ha subito una brusca decelerazione, che si è intensificata negli ultimi mesi".
"A gennaio - ha sottolineato Gobbi - la crescita sui tre mesi del credito al settore privato, corretta per l'effetto contabile delle cartolarizzazioni, è stata pari al 2,3% su base annua, a fronte dell'8,5% di settembre. Valutato sui dodici mesi il tasso di crescita e' pari al 6,4%, un valore prossimo al 6,7% registrato nella media dell'area euro".
Secondo la Banca d'Italia "il rallentamento dei prestiti è stato determinato sia dalla debole domanda di fondi proveniente dalle imprese e dalle famiglie, sia dalle crescenti difficoltà che le banche hanno incontrato nel raccogliere fondi e nel rafforzare la loro posizione patrimoniale". Fenomeno che "ha interessato tutte le aree del Paese e tutte le categorie di operatori".
Boom degli investimenti in strumenti bancari da parte delle famiglie italiane: fra settembre 2007 e settembre 2008 il ricorso a questi strumenti è quasi triplicato, passando da 40 miliardi a 110 miliardi di euro. Lo afferma sempre Giorgio Gobbi. Gobbi sottolinea che a partire dal settembre 2007 "le famiglie italiane hanno progressivamente concentrato i loro investimenti finanziari in strumenti emessi dalle banche (depositi a vista e a scadenza, pronti contro termine e obbligazioni)".
"Sulla base dei dati rilevati nei Conti finanziari, nei dodici mesi terminanti a settembre - aggiunge Gobbi - questi investimenti hanno superato i 110 miliardi di euro, a fronte di importi attorno ai 40 miliardi registrati negli anni precedenti.
L'incremento - ha precisato - e' stato particolarmente forte per le obbligazioni, sulle quali le banche hanno corrisposto tassi di interesse superiori a quelli dei titoli di Stato con caratteristiche finanziarie simili".