La notizia è balzata subito in testa al sito del Financial Times: «Unicredit chiede 4 miliardi di euro di aiuti», titola il quotidiano britannico dopo la decisione della banca di ricorrere ai Tremonti bond e a fondi austriaci. Unicredit «si aggiunge alla crescente lista di gruppi bancari europei che si rivolgono ai governi per rafforzare il loro capitale di base nell'affrontare la crisi finanziaria globale», scrive Vincent Boland in un dettagliato servizio da Milano.
Un precedente commento, firmato da Peggy Hollinger a Parigi, registrava il dilemma del cda di Unicredit, al bivio tra «paura e incertezza» nel soppesare i pro e i contro dell'accettazione del piano di aiuti governativo. E' meglio prendere soldi da un governo imprevedibile o far fronte alla mancanza di fiducia, in mercati imprevedibili? Alessandro Profumo, scrive il Financial Times, «sa che i bond verranno con condizioni vincolanti» e che da ogni elargizione governativa arriva probabilmente «una maggiore interferenza dei politici». E Profumo – si legge nel commento - è sempre stato considerato un po' un outsider della finanza italiana e si è anche fatto la sua fetta di nemici nell'establishment politico. Il giornale cita in particolare la posizione critica del ministro delle Finanze Giulio Tremonti.
Profumo continua il Financial Times - sa anche che gli investitori guardano a ogni nuvola sul'orizzonte delle operazioni della banca nell'Europa centrale e orientale. C'è «nervosismo» per l'esposizione di Unicredit e questo intensifica la necessità di nuovo capitale. «L'insistenza di Profumo nel dire che non ha veramente bisogno di nuovi finanziamenti difficilmente sarà ascoltata», scrive il giornale, visto che ha commesso un errore di eccessiva fiducia lo scorso autunno.
Unicredit deve prendere i soldi solo perché lo fanno gli altri? si domanda il Financial Times. «La semplice verità» è che un decennio di espansione internazionale si fa sentire e Unicredit oggi è una delle banche italiane con maggiore bisogno di capitale. Il problema, secondo il Financial Times, è soprattutto che la situazione ha gettato dubbi sulla strategia di espansione internazionale seguita da Profumo, in diretto contrasto con la maggior parte dei rivali italiani.
Si tratta di vedere se, a medio termine, era la strategia giusta. «Potrebbe essere presto per dirlo». Una grande parte dell'esposizione di Unicredit, ricorda il giornale, viene dall'acquisizione della Bank Austria, offrendole una sagola di salvataggio extra, in termini di potenziale aiuto statale. Accettando l'aiuto governativo, c'è un fatto positivo da considerare: con il 44% dell'utile proveniente da operazioni internazionali, «Profumo potrebbe essere in posizione più forte» per resistere alle interferenze romane rispetto ai rivali più dipendenti dalla situazione italiana