Il rimborso sembra quindi essere vicino. Ma dal disastro della vecchia Alitalia, gli obbligazionisti della ex compagnia di bandiera riceveranno poche briciole. Vediamo di fare due conti. Secondo il maxi-emendamento al decreto incentivi i sottoscrittori dei vecchi mengozzi-bond otterranno in cambio delle obbligazioni titoli di Stato. Problema risolto allora? Non proprio dato che il valore recuperabile dipende dalla quantità. Secondo il testo gli obbligazionisti riceveranno titoli pari al valore di mercato medio dell'ultimo mese dei bond, decurtato del 50%. I bond sono revocati dal 26 gennaio scorso a un valore teorico di 65 centesimi. Per Reuters gli scambi fittizi sull'euromercato danno un prezzo di 35 centesimi. Se si toglie il 50%, il valore si abbassa a poco più di 17 e nell'ipotesi migliore della revoca a non più di 34. Rispetto quindi ai tempi migliori e a chi ha comprato non più tardi della primavera del 2007, quando il bond quotava intorno a 100, la perdita da consolidare è elevata. E su un anno fa quando le quotazioni erano scese a 65, la perdita secca è di metà del valore. Perdite oggi sicure compensate solo in parte dalla cedola del 7,5% annua incassata in passato. Del resto i conti tornano anche rispetto al fondo di dotazione che è di circa 100 milioni. Il valore di emissione dei Mengozzi-Bond è stato nel 2002 di oltre 700 milioni. Risultato: chi ha creduto nei bond della ex compagnia vedrà definitivamente andare in fumo 600 milioni.