ILSOLE24ORE.COM > Notizie Finanza e Mercati ARCHIVIO

Fisher: «Un BTp a 100 anni per uscire dalla crisi»

di Isabella Bufacchi

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
28 aprile 2009

Lo stock dei prestiti bancari non cartolarizzati, che sono difficilmente valutabili, e l'eccessivo indebitamento delle banche che costringerà il sistema bancario Usa a ridimensionare i bilanci e vendere asset: sono queste le due grandi mine ancora vaganti che preoccupano il mercato americano e non i cosiddetti "tossici" secondo Peter Fisher, managing director del colosso BlackRock, tra le più grandi società di gestione al mondo con circa 1.300 miliardi di dollari gestiti. In un'intervista esclusiva al Sole 24 Ore rilasciata a Roma, in occasione di un incontro con i grandi investitori istituzionali italiani, Fisher - che è anche co-responsabile del portafoglio fixed income di BlackRock - ha suggerito al Tesoro italiano, come ha già fatto con il Treasury Department Usa, di emettere titoli di Stato a cento anni, con rimborso del capitale in tranche attraverso piano di ammortamento per domare i timori inflazionistici degli investitori. Sul rischio inflazione tuttavia Fisher getta acqua sul fuoco: «L'inflazione arriverà molto più tardi di quanto il mercato si aspetti».

BlackRock è considerato uno dei più grandi esperti di titoli "tossici" al mondo: l'Fmi stima che le svalutazioni potenziali degli asset globali saliranno a quota 4mila miliardi di dollari e mette in conto agli istituti americani 1.068 miliardi di writedown sui prestiti e 1.644 su titoli (securities). Lei è d'accordo con queste previsioni apocalittiche?
È un errore usare l'aggettivo "tossici", come a voler dire che questa tossicità ucciderà tutti, quali che siano i rimedi. Io li chiamo "asset valutati male fin dall'origine" e per i quali ora è difficile stabilire un prezzo: ma hanno un valore di mercato e vi sono anche buone opportunità di acquisto. Ritengo che negli Usa la gran parte delle svalutazioni sui titoli (securities) che andava fatta è stata fatta: restano invece in sospeso i writedown dei prestiti bancari che sono rimasti tali sui libri delle banche, che non sono stati cartolarizzati.

Perché è così difficile valutare molti di questi asset, stabilire l'entità dei flussi finanziari futuri generari da prestiti (loans) e titoli (securities)?
Tre motivi: 1) sono stati valutati male già quando sono stati sottoscritti (crediti cattivi sono stati scambiati per buoni); 2) l'economia è ora in uno stato peggiore e conseguentemente tutti i debitori hanno più difficoltà a rimborsare i debiti; 3) le banche stesse si sono indebitate troppo, proprio come chi ha acquistato una casa e poi ha scoperto di non riuscire a pagare il mutuo con le entrate che aveva ed è stato costretto a vendere la sua proprietà. Per le banche sta accadendo la stessa cosa: si sono indebitate eccessivamente rispetto ai ricavi generati dalle loro attività. Così i bilanci delle banche devono ridimensionarsi e gli asset devono essere venduti. Questo è il vero problema della crisi bancaria in atto: la pressione sugli asset sarebbe arrivata comunque, anche se non vi fosse stato un problema di mispricing e crisi economica.

Le cartolarizzazioni spariranno dopo la crisi oppure la securitization sopravviverà, magari con strutture meno complesse e una maggiore trasparenza?
Le cartolarizzazioni continueranno dopo la crisi. C'è ancora molta ricchezza sul mercato, rappresentata dai fondi pensione e le compagnie di assicurazione, che in futuro investiranno nei prestiti. Ma non potranno finanziare i singoli contratti: investiranno in pool di asset, nei portafogli di crediti che generano flussi di cassa, nelle securities delle cartolarizzazioni.

Il programma "PPIP" (Public private investment program) lanciato dal segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner, per stimolare la compravendita degli asset nel portafoglio delle banche (prestiti e titoli) e ricreare un mercato secondario, funzionerà? BlackRock ha presentato ieri la richiesta di partecipazione...
Ritengo che il piano PPIP sia un buon piano, anche se sarà difficile metterlo in pratica. L'alternativa sarebbe stata la nazionalizzazione delle banche: ma il Congresso americano non ha nessuna voglia di firmare un assegno per qualche migliaio di miliardi di dollari e nazionalizzare il sistema bancario. Se il progetto PPIP riuscirà a far negoziare qualche decina di miliardi di dollari in titoli e prestiti (loans), avrà avuto successo in quanto avrà creato una base di prezzo dalla quale far ripartire gli scambi e la fiducia nel credito sottostante. Basterà questo a evitare altre perdite nel bilancio delle banche. Altra cosa è aspettarsi che il PPIP ripulirà completamente i bilanci delle banche per centinaia di miliardi di dollari...

Intanto molti Stati stanno pompando denaro dei contribuenti per sostenere le banche, e il livello del debito pubblico lievita: arriveremo a un punto in cui i titoli di Stato saranno emessi ma non troveranno compratori?
Questo non accadrà. Tuttavia ho suggerito al Tesoro Usa di emettere titoli di Stato a 100 anni, con un piano di ammortamento a partire dal 50° anno: a un certo punto della vita del titolo lo Stato inizia a pagare una quota capitale assieme agli interessi.

  CONTINUA ...»

28 aprile 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER   
Effettua il login o avvia la registrazione.