La casa di Detroit vuole chiedere l'amministrazione controllata dal primo giugno prossimo. Gli obbligazionisti, anche grazie all'esercizio di warrant, potranno arrivare fiino al 25% del capitale della nuova società
General Motors fa dei passi avanti nel suo processo di ristrutturazione. In particolare sembra riuscire a superare l'ostacolo dei creditori. Com'è noto, quella degli obbligazionisti è una spada di Damocle che pende sulla società e sul cammino verso il "fallimento controllato" del Chapter 11.
Adesso, però, la casa di Detroit comunica un importante passaggio. Di fronte a un'offerta migliorativa arrivata dal ministro del Tesoro Usa, la maggior parte dei più grandi obbligazionisti ha accettato la conversione dei crediti in azioni. In particolare, questi ultimi potranno salire al 25% del capitale della nuova società se non si opporanno al fallimento. E, se l'intesa reggerà, General Motors, secondo fonti vicine alla società, dovrebbe entrare ufficialmente in amministrazione controllata dal primo di giugno prossimo. Uno status che potrebbe durare fra i 60 e 90 giorni, periodo durante il quale Gm non sarebbe quotata. Il gruppo automobilistico potrebbe tornare a Wall Street in 6-18 mesi.
I punti della ristrutturazione
In un comunicato depositato presso la Sec, la Consob americana, viene indicato come il Governo garantirà un intervento di 50 miliardi di dollari, accompagnando il gruppo automobilistico nel "fallimento controllato". Quella che ne emergerà sarà una nuova General Motors, più "snella", con un debito di circa 17 miliardi di dollari. Secondo i termini di questa procedura gli obligazionisti riceveranno, in un primo momento, il 10% del capitale della newco. In cambio "offriranno" 27 miliardi dei loro crediti. Inoltre, potranno acquisire un ulteriore 15% delle azioni della new General Motors, esercitando dei warrant (opzioni) emessi a loro favore. L'eventuale esercizio delle opzioni potrà avvenire in due momenti: la prima tranche, per un ammontare del 7,5% del capitale, potrà essere esercitata quando la nuova Gm avrà raggiunto un valore di circa 15 miliardi di dollari; la seconda, nel monento in cui General Motors sarà arrivata a valere almeno 30 miliardi di dollari. Alla fine della storia, quindi, gli attuali obbligazionisti potranno in teoria detenere il 25% circa della nuova società. Saranno, insomma, soci di peso insieme al Tesoro Usa che sarà il primo azionista.
I ruolo dei sindacati
L'altro "shareholder", sulla falsariga del modello già avviato in Chrysler, saranno i sindacati. La Uaw riceverà, inizialmente, una quota del 17,5% del capitale per finanziare il fondo sanitario a favore dei pensionati di General Motors. Lo stesso sindacato, sull'esempio degli obbligazionisti, potà esercitare dei warrant per aumentare la sua quota azionaria al 20 per cento. Ma questo solamente se il valore di GM raggiungerà i 75 miliardi di dollari.
Un milione di disoccupati
La speranza, insomma, è che General Motors riesca a vedere la luce in fondo al tunnel. Anche perché un suo eventuale fallimento avrebbe conseguenze "terribili" sul fronte del lavoro. Secondo la società di consulenza D&B, con sede nella cittá tedesca di Darmstadt, il crack coinvolgerebbe direttamente almeno un milione di lavoratori a livello mondiale. Oltre ai dipendenti di Gm e delle affiliate, come la tedesca Opel, la britannica Vauxhall o la svedese Saab, gli effetti si sentirebbero su tutto l'indotto della casa automobilistica di Detroit.