Delle 460 società presenti nei portafogli dei 146 fondi di private equity attivi in Italia,
circa 115 sono potenzialmente «quotabili» al listino di piazza Affari. È la stima che emerge dalla prima ricerca
sulle aziende partecipate dai fondi che si potrebbero quotare in Borsa, realizzata da Borsa Italiana, Associazione italiana del private equity e venture capital (Aifi).
La ricerca ha analizzato il portafoglio dei fondi di Private Equity attivi in Italia negli ultimi anni, al fine di una preliminare individuazione delle imprese quotabili sui mercati gestiti da Borsa Italiana, profilandone i relativi fondi azionisti. Secondo Giampio Bracchi, presidente di Aifi, «il rapporto tra Borsa e private equity in Italia è sempre stato molto stretto, tanto che, negli ultimi anni, gli operatori associati ad Aifi, attraverso la quotazione delle loro partecipate, hanno contribuito per circa il 50% dei nuovi sbarchi sul listino di aziende non finanziarie». Intanto a partire dal prossimo 8 maggio partiranno gli scambi su Aim Italia, il mercato dedicato alle piccole e medie imprese, che replica, nell'area dell'euro, l'esperienza di 14 anni maturata da Aim a Londra. In base al nuovo ordine di Piazza Affari, Borsa Italiana sarà suddivisa tra il segmento delle blue chip, lo Star, dedicato alle società con requisiti speciali di trasparenza e liquidità, e il segmento standard per i mercati regolamentati, mentre Aim Italia si porrà come gradino intermedio tra questi ultimi e il Mac, il Mercato Alternativo del Capitale. La nuova organizzazione di Borsa prevede agevolazioni per il passaggio da Aim Italia al segmento Standard, dopo 18 mesi di permanenza nel primo, e per la quotazione di società già controllate da fondi di private equity da almeno 2 anni. Analoga scorciatoia è prevista per le società quotate in Mac, che dopo 18 mesi potranno chiedere l'ammissione in Aim
Italia.