La Cina punta a «sganciarsi» dal biglietto verde e a fare dello yuan una valuta concorrente negli scambi internazionali, che nel dollaro hanno la loro moneta di riferimento. L'ultima mossa di Pechino è un programma pilota di importazioni ed esportazioni in valuta nazionale. Il piano interesserà, come venditori, le aziende di alcune zone selezionate (Shanghai e la regione del Guandong). E, come acquirenti, solo alcune nazioni del sud-est asiatico, oltre ad Hong Kong e Macao.
«Il dollaro è la principale moneta degli scambi internazionali e pensiamo che manterrà questo primato ancora per molti anni a venire» ha detto il vice ministro degli esteri cinese He Yafei. Parole che appaiono come una rassicurazione a pochi giorni dal G8 per una mossa, che ha il chiaro intento di «detronizzare» il biglietto verde (di cui Pechino, peraltro, possiede ingenti riserve).
Non è un mistero d'altronde che la Cina, ma anche gli altri grandi paesi emergenti (Brasile, Russia e India), auspichino un sistema monetario internazionale «più diversificato», e quindi meno ancorato al dollaro. Al termine del primo summit, tenutosi il 16 giugno a Ekaterinburg (Russia), lo avevano ribadito in un comunicato congiunto. Un annuncio che aveva avuto come conseguenza immediata un forte calo della divisa Usa sui mercati valutari.
