Ripartono gli incentivi alla capitalizzazione delle imprese. Il maxiemendamento governativo alla manovra estiva introduce uno sconto fiscale per gli aumenti di capitale che saranno attuati nel prossimo semestre. L'agevolazione, che ricalca analoghe disposizioni del passato, si affianca alla Tremonti-ter, ma opera in modo del tutto autonomo dal bonus sui nuovi investimenti.
La norma premia le società di capitali e di persone che aumenteranno il capitale sociale entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, quindi, presumibilmente, dalla metà di agosto fino a febbraio 2010. L'incentivo, che copre cinque esercizi, si traduce in un abbattimento del reddito pari al 3% dell'aumento di capitale, da conteggiare nel limite di 500.000 euro. Considerando l'Ires al 27,5% (non è chiaro se l'agevolazione si estenda all'Irap), il risparmio fiscale effettivo è pari allo 0,825% della ricapitalizzazione, per ciascuno dei cinque anni interessati (in totale, il 4,125%). Ad esempio, con un aumento di 400.000 euro, si pagheranno minori imposte per 3.300 euro all'anno, con un bonus complessivo di 16.500 euro.
La ricapitalizzazione, da formalizzare con atto notarile e modifica statutaria, può essere eseguita anche attraverso conferimenti di beni e non solo con denaro contante. Non è invece sufficiente che gli apporti vengano effettuati con versamenti dei soci in conto capitale, modalità spesso utilizzata nelle imprese a ristretta base sociale. È però necessario che l'aumento di capitale sia perfezionato da parte di persone fisiche. Se nella compagine vi sono sia persone fisiche che società, il nuovo capitale sottoscritto da queste ultime sarà irrilevante per la detassazione.
La norma opera in modo distinto rispetto all'incentivo Tremonti sugli investimenti, pure introdotto dalla manovra estiva. È dunque possibile usufruire di entrambe le agevolazioni, o solo di una, o solo dell'altra. Chi acquista macchinari nuovi agevolati e al contempo aumenta il capitale avrà un doppio sconto: 50% sul valore dell'investimento e 15% su quello del nuovo capitale (3% per i cinque anni di utilizzo).
L'incentivo sul capitale ricalca per molti aspetti l'agevolazione Dit (dual income tax), in vigore dal 1998 al 2003, che assoggettava ad aliquota ridotta del 19% una parte del reddito, calcolata applicando all'incremento di patrimonio una percentuale stabilita di anno in anno dal Ministero. La Dit premiava non solo gli aumenti formali di capitale, ma tutti gli apporti in denaro dei soci, come pure l'accumulo di utili non distribuiti (oggi non agevolato). Si trattava di una disposizione molto articolata, che, rispetto a quella in arrivo, stabiliva regole volte ad evitare manovre elusive. Inoltre, operava senza limiti temporali per le ricapitalizzazioni, limiti previsti invece dal decreto legge 78/09 in modo eccessivamente ristretto.
La successiva detassazione Visco del 1999 era una sorta di abbinamento tra Tremonti e Dit: il reddito agevolato si calcolava sul minore importo tra quello degli investimenti e quello delle ricapitalizzazioni effettuate nel periodo di riferimento.
Nel 2004, con la riforma Ires, gli incentivi furono sostituiti da norme di contrasto alla sottocapitalizzazione, che rendevano indeducibile una parte degli oneri finanziari. La thin cap, nota soprattutto soprattutto per le sue complessità applicative, impediva di dedurre gli interessi passivi sui finanziamenti erogati o garantiti dai soci, se il rapporto tra debiti e patrimonio era superiore al 400 per cento.
Dal 2008, la thin cap è andata in pensione senza rimpianti, sostituita dalle semplici regole sul Rol, che penalizzano, a volte senza motivo, non già le imprese sottocapitalizzate, ma quelle a scarsa redditività, ragion per cui si sentiva l'esigenza di un nuovo incentivo per le imprese che incrementano il patrimonio.