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Banche italiane sull'orlo di un rafforzamento patrimoniale

di Maria Adelaide Marchesoni e Valeria Novellini

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25 settembre 2009

Vigilia di Cda per UniCredit e Intesa Sanpaolo: sotto la lente strategie e alternative dei big italiani alle prese con la controversa opzione Tremonti bond


Oggi, 29 settembre … È già noto che questa sarà una data "cruciale" per le maggiori banche italiane. I consigli d'amministrazione di Intesa Sanpaolo e UniCredit Group dovranno decidere che strada seguire per il rafforzamento patrimoniale e l'eventuale emissione dei "Tremonti Bond" è "sul filo di lana".

Dovevano essere richiesti in tutto 10-12 miliardi di euro – queste le stime iniziali del ministero dell'Economia e delle Finanze mentre al momento l'ammontare totale certo è di 3,85 miliardi richiesta da Banco Popolare, Popolare di Milano e Monte dei Paschi. Per quest'ultima ci sono poche alternative di rafforzamento patrimoniale dato che la Fondazione Mps non intende diluire la propria quota azionaria e non è propensa a un nuovo aumento di capitale dopo quello da circa 5 miliardi del 2008 legato all'acquisizione di Antonveneta.

Le dismissioni di immobili strumentali (683 filiali trasferite a Perimetro Gestione Proprietà Immobiliari, per un valore di mercato di circa 1,7 miliardi che dovrebbe dar luogo a una plusvalenza di 433 milioni) dovrebbero contribuire solo per 40 basis points al Tier I Ratio di Rocca Salimbeni. A fine giugno 2009 l'indicatore patrimoniale era pari al 5,8% e quindi solo con l'emissione dei "Tremonti Bond" potrebbe raggiungere a fine 2009 il 7,3%, a fronte di un target minimo del 7,1% indicato dal management. I tempi, se si vuole perfezionare il rafforzamento patrimoniale nel 2009, sono molto stretti. I "precursori" hanno infatti avviato l'iter nel primo trimestre e hanno potuto effettuare l'emissione a favore del Mef solo a fine luglio per Banco Popolare e il 21 settembre per Popolare Milano.

E Intesa Sanpaolo e UniCredit, cosa decideranno il 29 settembre? Avrebbero dovuto rappresentare gran parte delle emissioni totali dei "Tremonti Bond" in Italia, con 4 miliardi per la prima e 2 per il secondo. In realtà il gruppo guidato da Alessandro Profumo ha regolarmente presentato richiesta al dicastero di via XX Settembre nella prima metà di maggio, ma alla fine dovrebbe aver deciso per un aumento di capitale di complessivi 4 miliardi per il quale, secondo le ultime indiscrezioni di stampa, sarebbe già pronto un consorzio di garanzia formato da 6 banche. Il management del gruppo ha invece negato il ricorso a cessioni di asset quale misura "urgente" per migliorare i ratio patrimoniali.

Dato che le Fondazioni azioniste di UniCredit non sono ovviamente entusiaste di dover iniettare ancora capitale nella banca dopo l'operazione da 3 miliardi conclusasi nello scorso mese di febbraio (a cui già la Fondazione Cariverona non aveva partecipato) Profumo ha ribadito l'importanza di assicurare agli azionisti «un ritorno dell'investimento – leggi dividendo – sostenibile nel tempo». Sarà ancora una volta uno scrip dividend come quello dello scorso anno?

Quanto a Intesa Sanpaolo, la banca già da tempo ha annunciato l'intenzione di cedere alcuni asset non strategici, tra cui Banca Fideuram (Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli). L'amministratore delegato Corrado Passera ha però negato una connessione fra questa operazione e l'eventuale ricorso ai "Tremonti Bond" per il rafforzamento patrimoniale, ma ha anche escluso aumenti di capitale, e in occasione dei risultati al 30/6 ha affermato il probabile ritorno al dividendo per l'esercizio 2009. Va ricordato che a differenza di UniCredit che aveva corrisposto un dividendo in azioni, Intesa nel 2008 ha lasciato del tutto "a secco" i titolari di azioni ordinarie.

Quali le alternative rimaste per Intesa? Poche e la più probabile al momento sembra l'emissione "in proprio" di obbligazioni con caratteristiche idonee al rafforzamento del patrimonio di vigilanza. Indiscrezioni indicano un eventuale prestito "ibrido" decennale da 1 -1,5 miliardi con un tasso fisso addirittura dell'8,5% - 9 per cento. Un motivo ci sarà. Forse i vincoli imposti dai "Tremonti Bond" in materia di remunerazioni al top management? (Analisi Mercati Finanziari)

25 settembre 2009
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