Si ritroveranno tutti (o quasi) alla Biblioteca Ambrosiana il primo ottobre. Banchieri, economisti e vescovi: un primo super-summit della rete della finanza bianca a poche settimane dalla pubblicazione di Caritas in veritate. E proprio dell'enciclica di Benedetto XVI si discuterà tra banchieri cattolici – più o meno organici – «per tentare di individuare soluzioni e problematiche sempre nuove da trasmettere poi alla Segreteria di Stato perché possa farne l'uso che riterrà più opportuno».
La lettera riservata di invito della fondazione Centesimus annus - network planetario legato a doppio filo alla Chiesa - rende esplicito il quadro di riferimento e fissa un punto fermo: l'interlocutore-chiave della finanza cattolica d'ora in avanti è il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. Si spazza via ogni dubbio su come dovranno essere gestiti i rapporti in futuro – e in quest'ottica rientra anche l'ormai molto probabile e prossimo rinnovo dei vertici laici dello Ior (oggi sono in calendario riunioni importanti al Torrione Niccolò V) di cui Bertone guida la commissione cardinalizia – affinché abbiano una loro efficacia e una capacità di influenza nell'era post-Ruini (anche se l'ex presidente Cei mostra una rinnovata ed efficace presenza sulla scena, come dimostrano le sue frequenti uscite negli ultimi giorni, a ridosso del caso-Boffo), ma anche post-Sodano, due cardinali che in passato avevano gestito rapporti col mondo della finanza, insieme al cardinale Gian Battista Re, capofila della scuola "bresciana" di derivazione montiniana.
Cambiano i tempi da quando, era il maggio 2007, la fusione Unicredit-Capitalia fu ufficialmente presentata al cardinale Angelo Bagnasco, da poco presidente Cei, assicurando che l'operazione non avrebbe prosciugato i programmi di solidarietà che arrivavano dal ceppo romano del nuovo gruppo. Il nuovo scenario della Santa Sede impone quindi di rivedere le geometrie dei rapporti da parte di chi guida le banche, con l'avvertenza che Benedetto XVI ha in mente il modello territoriale-sociale del credito cooperativo, elogiato nell'enciclica (inoltre la prima udienza in agosto a Castelgandolfo è stata concessa ai capi della piccola Bcc di Palestrina...). E anche in questo è chiara la saldatura con la visione di Giulio Tremonti, con il quale è nota l'intesa sull'analisi della crisi.
Nel corso dei decenni la struttura ecclesiastica nazionale e quella della Curia avevano messo in piedi un sistema di relazioni e di interlocuzione che via via è cambiato (meno istituzionale, più segmentato), così come sono usciti di scena protagonisti di prima grandezza - tra tutti il cardinale Carlo Maria Martini - che con il mondo della finanza e dell'economia dialogavano, come dimostra il gruppo Cultura Etica e Finanza nato a Milano sotto l'egida del porporato all'inizio degli anni '80 e frequentato da una buona fetta dei consigli di amministrazione e collegi sindacali. Oggi a Milano c'è il cardinale Dionigi Tettamanzi, che guarda molto alle periferie e poco al "miglio quadrato", e questo libera un nuovo sistema di relazioni.
Corrado Passera - che certo non ha un curriculum curiale - sarà uno dei due relatori del superconvegno milanese, e dialogherà con Ettore Gotti Tedeschi, economista-banchiere cattolico a ventiquattro carati (molto stimato da Bertone), editorialista dell'Osservatore Romano e consulente per l'enciclica papale. Ebbene, Passera è stato uno dei più applauditi relatori al Meeting di Cl, e ha stretto anche un legame forte con la Cei – Bagnasco, quindi, ma anche il vice, Crociata – finanziando e gestendo il prestito per le famiglie indigenti (stretto in accordo con l'Abi di Corrado Faissola, banchiere bresciano del filone cattolico liberale).
Più votato al sociale Alessandro Profumo: sua creatura è Unidea, che sostiene la Casa della Carità di don Colmegna ed è in stretto legame con Sant'Egidio. Rapporti freschi per i banchieri giovani, più istituzionali e consolidati quelli della generazione precedente. Come Giovanni Bazoli, che vanta un legame storico con le gerarchie, e in particolare con i cardinali Re (bresciano come lui, e negli anni scorsi interlocutore privilegiato anche di Antonio Fazio) e Angelo Scola, anche attraverso la presidenza della Fondazione Cini, dove il Patriarca è di casa con la fondazione Oasis. Ma è Cesare Geronzi che con gran discrezione può mettere in carnet i migliori e più consolidati rapporti con la Curia vaticana, in particolare con Bertone: un rapporto che ha voluto cementare anche con la nomina di Marco Simeon - giovane avvocato di Sanremo, legatissimo al segretario di Stato, nel cda di Banca Carige - a dirigente di Mediobanca.
Ma il rapporto con la finanza cattolica italiana può anche diventare più istituzionale, come dimostra la costituzione di un supercomitato di consulenza messo in piedi dal presidente del Governatorato della Città del Vaticano, cardinale Giovanni Lajolo: quattro banchieri che consigliano su come rimettere in sesto le finanze del piccolo stato nello scenario post-crisi. È composto dal potente Pellegrino Capaldo (nominato dallo stesso Lajolo, e che ha la guida del gruppo), Gotti Tedeschi (nome indicato da Bertone), il presidente della Bpm Massimo Ponzellini (cardinale Re) e quello del Banco Popolare Carlo Fratta Pasini, nominato dal cardinale Attilio Nicora, presidente dell'Apsa (e "consigliere" dello Ior) e storico interlocutore dei banchieri milanesi, ma da qualche anno anche di quelli del Nord-Est dopo che è stato arcivescovo di Verona, città-snodo dell'asse economico Italia-Germania su cui si muove anche il cattolico Paolo Biasi, a capo della Fondazione Cariverona.
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