CERNOBBIO - I Tremonti bond «sono stati molto utili a prescindere da quante banche ne abbiano bisogno», ma oggi «la situazione é radicalmente diversa da quella registrata all'apice della crisi», quando sono stati messi a punto gli strumenti ibridi per la ricapitalizzazione bancaria. E' l'opinione del presidente dell'Abi Corrado Faissola, che ha tenuto una conferenza stampa sabato mattina, in una pausa dei lavori del forum Ambrosetti a Cernobbio . «Credo – ha detto – che tutti dovremmo essere soddisfatti e valutare in termini positivi il fatto che alcune banche non abbiano la necessità di farvi ricorso», perché «hanno trovato o pensano di trovare in tempi brevi risorse di capitale» in altro modo. I Tremonti bond «presentano un'onerosità che è pari a quella del capitale di rischio». L'andamento «non brillante, ma mai in rosso» dei conti economici delle banche italiane nello scorso esercizio «ha reso meno utile o necessario farvi ricorso».
«Comunque, se oggi non si riesce ad erogare maggiore credito da parte delle banche non dipende né dalla mancanza di liquidità o di provvista a medio-lungo termine, né a ratios patrimoniali non adeguati», ma all'andamento congiunturale. «Noi auspichiamo di poter tornare presto a fare il nostro lavoro che é dare credito a famiglie e imprese in misura adeguata, altrimenti i nostri conti ne sofffrono». Dopo l'allarme sui segnali di "credit crunch" lanciato dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, secondo Faissola «le banche italiane hanno reagito nella maniera migliore all'esigenza di garantire ossigeno alle imprese. Abbiamo bisogno di una domanda di credito buono, e anche quello un po' meno buono lo stiamo gestendo, pur «leccandoci le ferite per l'aumento delle sofferenze».
La domanda di credito non è ancora decollata
Nei paesi europei, ha spiegato il numero uno dell'Abi, «la domanda di credito non è ancora decollata», perché l'uso degli impianti industriali «è ancora talmente basso che non è razionalmente possibile immaginare che ci siano imprese che possano fare investimenti», con un calo della domanda ancora così persistente. «Gli investimenti torneranno a correre – ha aggiunto Faissola – quando l'economia sarà in ripresa», ed essendo l'economia italiana fortemente export-oriented «le nostre imprese potranno progettare investimenti e realizzarli quando i mercati internazionali ricominceranno a muoversi. Osservazione molto banale - ha concluso - ma non riesco a vedere bacchette magiche per sbloccare la situazione».
Le banche italiane sono «assolutamente d'accordo» con le regole su un tetto ai bonus dei manager, già emanate dalla Banca d'Italia, ha proseguito il presidente dell'Abi: «Non abbiamo alcun timore di applicare regole che le nostre banche hanno già fatto proprie». Faissola però avverte a «non fare di ogni erba un fascio, e coinvolgere la classe dirigente manageriale in eccessi che non ci sono stati; il nostro paese - aggiunge - sui bonus ha un problema molto modesto rispetto ad altri».
Secondo il presidente dell'Abi, i rapporti tra le banche italiane e il governo «sono improntati al normale rispetto istituzionale: «Talvolta – ha spiegato – non si è del tutto d'accordo su alcuni aspetti, ma il rapporto è sempre stato improntato a una dialettica serena e non conflittuale». Per quanto riguarda infine la moratoria dei debiti delle piccole e medie imprese verso le banche «siamo oltre l'80% degli sportelli che hanno aderito, si tratta di 28 mila sportelli per 269 banche; il numero degli istituti di credito, anzi, è destinato a crescere ancora in maniera significativa, anche se ormai mancano all'appello solo delle banche minori». Nel corso della conferenza stampa un giornalista russo ha fatto notare come in Russia, nel caso fosse stato proposto un accordo sulla moratoria dei debiti come quello richiesto dal governo italiano alle banche si sarebbe subito avuta una adesione totalitaria da parte del sistema creditizio. «È quello che sogna Tremonti, ma non l'ho detto», ha risposto con una battuta Faissola.