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L'hi-tech «complice» della crisi

di Vittorio Carlini

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7 settembre 2009

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Tuttavia c'è anche chi, minoritario, sostiene che proprio perché così pervasiva nella finanza la tecnologia non può considerarsi neutra. Non può essere delegata solo agli uffici di risk management. Le competenze tecnologiche, al contrario, devono diventare pane quotidiano per chi definisce i global standard finanziari e i top manager. Il tema insomma, al di là della neutralità dell'innovazione, è culturale. Secondo Alfonso Fugetta, esperto di tecnologie e presidente del Cefriel: «La potenza dei sistemi di calcolo, l'interconnessione e la capacità istantanea di trasmissioni dati sono aumentate in maniera esponenziale. Fino a quando questi sistemi - dice- rispondono direttamente all'uomo i problemi sono minori. Ma quando sono retroazionati, cioè si muovono automaticamente su regole prefissate, che a posteriori possono anche rivelarsi errate, nascono i problemi. La competenza è quindi essenziale». Vale a dire? «Nelle aziende, comprese le banche, l'It non può stare da una parte e la gestione del business dall'altra. È necessario l'incontro tra le diverse competenze. È fondamentale il salto culturale». Intanto, le stringhe di software continuano a cartolarizzare.

vittorio.carlini@ilsole24ore.com

7 settembre 2009
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