Il nuovo BTp 2040 ha conquistato il palcoscenico dei titoli di Stato con una performance da star. Applaudito soprattutto da quegli investitori istituzionali come le compagnie di assicurazione, i fondi comuni e i fondi pensione in Italia e in Europa che prendono posizioni a lunghissima scadenza.
Il nuovo trentennale del Tesoro, che scadrà il primo settembre 2040, è stato collocato per un importo finale di 6 miliardi di euro, il tetto massimo della forchetta 4-6 miliardi indicata da Via Venti Settembre all'inizio del collocamento. La cedola di questo BTp extra-lungo è fissa, il 5%, ma il rendimento è stato calibrato rispetto al "vecchio" BTp 2039: il 2040 cioè ha offerto un rendimento lordo pari a 6 centesimi di punto percentuale sopra il trentennale già sul mercato e dunque si è portato in area 5,20 per cento. Il rischio-Italia quindi piace: lo Stato italiano ha preso in prestito 6 miliardi di euro, con rimborso nel 2040, riuscendo a pagare un tasso d'interesse di circa 107 centesimi di punto percentuale (1,07%) sopra il rendimento dei titoli di Stato tedeschi di uguale scadenza: questo "spread" non è affatto elevato rispetto ai 170 centesimi registrati nel picco della crisi di fiducia sui mercati e sulle scadenze decennali.
Il Tesoro, con questo titolo trentennale, conferma l'impegno ad allungare come a quando possibile (senza strapagare) la vita media del debito pubblico: ogni anno infatti scadono montagne di titoli di Stato e la distribuzione delle scadenze su un arco temporale lungo sarà una carta vincente in Eurolandia nei prossimi anni, in un mercato di titoli di Stato in euro intasato dal rifinanziamento dei costosi piani pubblici anti-crisi messi in atto tra il 2007 e il 2009 soprattutto da Germania, Francia e Olanda.