La mancata richiesta da parte di UniCredit e Intesa Sanpaolo dei Tremonti bond «non è una questione di sgarbo a me o al governo». Il problema è che «quegli strumenti farebbero molto comodo alle imprese». Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti non nasconde il suo disappunto per la scelta dei due colossi del credito UniCredit e Intesa Sanpaolo di non servirsi dei bond del ministero per rafforzare il proprio patrimonio.
I cosiddetti «Tremonti bond» ricorda, sono stati «chiesti dalle banche non solo italiane con una pressione enorme: il Tesoro non era entusiasta di indebitarsi per sottoscrivere quei titoli». «Le banche devono dare quei soldi alle imprese - ha sostenuto - quelle che non li vogliono, non li vogliono dare alle imprese. Le banche che li hanno avuti, come il Credito Valtellinese e la Bpm, lo hanno fato al servizio delle imprese, rispettando un codice etico, dei meccanismi di compensi controllati dal Parlamento». Il ministro ha aggiunto che «dal punto di vista del governo è meglio così: non vogliamo aumentare il debito pubblico ma il problema è quello che serve alle imprese, non al governo o alle banche».
Dopo l'attacco dei giorni scorsi (sulle commissioni mostruose) il ministro riserva un'ultima frecciata alle banche, colpevoli di voler fare utili solo attraverso la finanza e non con il credito alle imprese.«Se continuano a fare soldi in questo modo - è l'analisi del ministro - stanno solo preparando la prossima crisi».