Scoppia una guerra commerciale fra Washington e Pechino che potrebbe incidere sui rapporti tra i due Paesi. Il dipartimento del Commercio americano ha annunciato mercoledì di aver imposto dazi preliminari compresi tra il 10,90 e il 30,69 per cento su importazioni di tubi d'acciaio cinesi per complessivi 2,6 miliardi di dollari. La mossa era stata caldeggiata dai produttori e dai sindacati americani del settore secondo cui le importazioni di acciaio cinesi a prezzi bassissimi hanno portato alla perdita di migliaia di lavoro negli Stati Uniti. Furiosa la reazione cinese giunta questa mattina. «La Cina è molto preoccupata per questa vicenda - ha dichiarato un portavoce del governo cinese - e ci opponiamo con vigore a misure protezioniste del genere».
Il portavoce del governo cinese non ha voluto fare commenti sulla possibilità che Pechino risponda per le rime alla mossa americana, ma ha spiegato che sono possibili nuove comunicazioni ufficiali nel corso della giornata. Dal 2006 al 2008, le importazioni di tubi d'acciaio cinesi utilizzati soprattutto per gli oleodotti, sono aumentate del 203% in termini di volumi arrivando alla somma annua di vendite per 2,6 miliardi di dollari. I produttori americani guidati da Us Steel e Maverick Tube e affiancati dal principale sindacato del settore, la United Steelworkers union, chiedevano da tempo alla Casa Bianca di intervenire per difendere posti di lavoro e quote di mercato ritenendo che gli esportatori cinesi siano ingiustamente aiutati dalle sovvenzioni governative. Proprio queste ultime sono alla base dei diversi dazi imposti dal dipartimento del Commercio americano agli importatori cinesi. Aziende come la Zhejiang Jianli Enterprise, considerata la più sovvenzionata fra imprese cinesi del settore, è stata colpita con dazi pari al 30,69 del valore delle merci importate mentre Tianjin Pipe Group dovrà pagare il 10,90%. La decisione del dipartimento del Commercio è tuttavia solo preliminare e deve essere confermata entro il 23 di novembre. Inoltre perché le misure diventino effettive, occorre un pronunciamento entro gennaio anche da parte della International Trade Commission. Il dipartimento del Commercio peraltro sta valutando un'altra accusa avanzata da aziende e sindacati americani, cioé che i produttori cinesi si siano resi colpevoli di "dumping" (quindi di vendere sul mercato americano i propri tubi di acciaio a prezzi eccessivamente bassi per sbaragliare ingiustamente la concorrenza locale). Se l'accusa di dimostrasse corretta, gli Stati Uniti potrebbero decidere per dazi punitivi compresi tra il 36,94% e il 99,14% del valore delle importazioni in aggiunta ai dazi già annunciati mercoledì. La decisione del dipartimento del Commercio viene inoltre a pochi giorni dalla scadenza del 17 settembre entro cui il presidente Barack Obama deve decidere se intervenire per ridurre le importazioni di pneumatici dalla Cina, che in questo caso avrebbero comportato la perdita di 5mila posti di lavoro negli Stati Uniti. I sindacati non sono contrari in questo a una soluzione di compromesso con la Cina ma chiedono che si arrivi a un accordo debole per evitare di alzare il livello di tensioni con la Cina. «È chiaro che se non troviamo un rimedio efficace a questo problema - ha detto Leo Gerard, presidente della Steelworkers Union - allora finiremo con il perdere altri posti di lavoro».