Via libera dall'assemblea straordinaria degli azionisti di Banca Italease all'aumento di capitale a pagamento fino a 1,2 miliardi di euro che permetterà il salvataggio del gruppo nell'ambito del riassetto messo a punto sotto la regia del socio di controllo, Banco Popolare.
La delibera, definita dal presidente di Italease Lino Benassi «necessaria», è stata approvata a larga maggioranza (oltre il 99,8% de capitale presente in sala). All'assemblea ha partecipato l'88,4% del capitale, di cui l'88,12% in mano all'istituto veronese guidato da Pier Francesco Saviotti.
L'iter autorizzativo alla ricapitalizzazione dovrebbe perfezionarsi entro la fine dell'anno mentre il prezzo di sottoscrizione è atteso a sconto rispetto ai prezzi di Borsa, come previsto dalla normativa.
Nei loro interventi durante i lavori alcuni piccoli azionisti si sono detti contrari alla ricapitalizzazione di Italease, varata dal Banco Popolare, perchè con ogni probabilità comporterà un'ulteriore diluizione nella compagine azionaria dei soci di minoranza e il contestuale raggiungimento da parte di Verona della soglia del 90% che di fatto riaprirà la strada al delisting del titolo da Piazza Affari.
Togliere Italease dal mercato era l'obiettivo dell'Opa totalitaria lanciata dal Banco l'estate scorsa, che però si era chiusa con un insuccesso.
L'assemblea, sempre in seduta straordinaria, ha deliberato poi la modifica di alcuni articoli dello statuto, l'eliminazione del valore nominale espresso delle azioni e i risultati semestrali, ai sensi dell'articolo 2446 del codice civile, al fine di coprire le perdite anche attraverso la riduzione del capitale.
Azionisti e class action. Gli azionisti di minoranza di Banca Italease, secondo l'Ansa, sono pronti a ricorrere a una class action per tutelare i propri interessi mentre la società, da parte sua, ha accantonato finora risorse per 40 milioni di euro a livello consolidato per eventuali richieste di risarcimento. È quanto emerso nel corso dell'assemblea chiamata a varare l'aumento di capitale da 1,2 miliardi necessario a salvare la banca, controllata dal Banco Popolare.
I piccoli soci che hanno partecipato all'appuntamento rappresentavano solo lo 0,3% del capitale ma diversi di loro hanno preso la parola per esprimere la propria contrarietà nei riguardi della precedente gestione targata Massimo Faenza, passata alla cronaca per la mina derivati. In particolare, rivolgendosi al presidente Benassi, parlando anche per altri, Gianfranco D'Atri si è detto pronto ad «accedere alla class action» non appena possibile, visto che «ci sono stati sottratti dei soldi e ancora oggi non si sa da chi».
Benassi, in risposta, ha indicato che «il consiglio attuale è sempre stato in buona fede e le sue decisioni non saranno mai strumentalizzate dall'azionista di controllo: quando non condividiamo qualcosa lo contestiamo».
Italease, è emerso poi, nell'ultimo periodo ha intanto cominciato ad accantonare risorse in un fondo rischi che a oggi ammonta a 40 milioni di euro a livello consolidato nell'eventualità di dover risarcire i piccoli azionisti.
Mazzega: nessun legame con passata gestione. Non c'è nessun legame e nessuna continuità operativa tra questa gestione e la precedente». Lo ha ribadito l'a.d. di Banca Italease, Massimo Mazzega, prendendo la parola nel corso dell'assemblea dell'istituto e rispondendo alle accuse di alcuni piccoli azionisti. «Abbiamo eredito una situazione gravemente compromessa - ha aggiunto - una banca lasciata in un disastro organizzativo, priva di raccolta, che si finanziava solo sull'interbancario a breve concedendo poi leasing a nove anni». «Io sono qui per rendere conto sul mio operato come amministratore delegato - ha concluso - ma non sono qui per raccogliere accuse perché non ho niente da cui dovermi difendere».
