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Patto Telco al rinnovo: via d'uscita ad aprile 2011

di Antonella Olivieri

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28 ottobre 2009

È attesa per oggi o al massimo per domani mattina la lettera di conferma del patto Telco, che detiene il pacchetto di riferimento di Telecom Italia. L'impegno sarà rinnovato per un ulteriore triennio, dal 28 aprile 2010 al 28 aprile 2013, con la facoltà di "uscita libera" tra 18 mesi, collocando cioè la finestra nell'aprile del 2011. In sostanza se, per qualsivoglia motivo, uno o più soci volessero recedere anticipatamente dall'accordo, potranno farlo allora chiedendo la scissione, ritirando cioè il pro-quota di azioni Telecom e relativo debito.

L'unica incognita che ancora rimane è se i malumori del gruppo Benetton – che non è intenzionato a mettere altri soldi sul piatto – sfoceranno nell'abbandono immediato della partita, con la disdetta già oggi, ultima data utile, al vecchio patto. Nel caso gli altri azionisti – Telefonica, Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo – che detengono più del 90% della holding titolare del 24,5% di Telecom Italia andranno avanti in ogni caso sul percorso concordato.
Se dunque, come pare, l'assetto dell'azionariato di riferimento sarà sostanzialmente confermato per almeno un altro anno e mezzo, è logico che le pulsioni al cambiamento, o per lo meno il relativo onere, finiscano per scaricarsi sulla gestione del gruppo di tlc.
La conferma dell'azionariato è garanzia di stabilità, ma pone anche dei vincoli. La presenza di Telefonica nella compagine, per esempio, significa per Telecom la perdita della provincia argentina, a meno che le iniziative legali sortiscano l'effetto di ribaltare le posizioni dell'autorità Antitrust, avallate dal governo di Buenos Aires. In sintesi l'aggrovigliata contesa per il controllo di Telecom Argentina, che in virtù delle opzioni in portafoglio sarebbe dovuto passare in esclusiva a Telecom, è sfociata nella decisione della Commissione per la concorrenza di richiedere l'uscita degli italiani dal gruppo di tlc come condizione per il via libera ex-post al passaggio da Olimpia (vecchia holding di riferimento di Telecom) a Telco. Motivazione sottostante: la presenza in Telco di Telefonica, che in Argentina controlla il primo operatore del paese. Un pretesto? Può darsi, ma al momento la situazione è questa.
D'altro canto Telefonica ha portato in dote la possibilità di sviluppare, nel triennio a fine 2010, sinergie per 1,3 miliardi, di cui 700 milioni a favore di Telecom. Tanto di più sarà difficile fare dal momento che, per esempio, in Brasile le attività dei due gruppi, per disposizione delle autorità locali, devono restare rigidamente separate.

Telecom, dunque, è destinata a concentrarsi sempre più sull'Italia, dove la sua posizione di ex monopolista è insidiata da una concorrenza agguerrita. In più c'è il vincolo del debito, che non comporta certo problemi di solvibilità, ma di flessibilità finanziaria sì. Tant'è che il piano aziendale prevede di ricondurre il rapporto tra debito netto (intorno ai 35 miliardi a fine giugno) ed Ebitda dal livello di 2,9 atteso per fine 2009 a 2,3 per fine 2011. Per centrare l'obiettivo ingrediente essenziale sono le dismissioni. Anzitutto la cessione della tedesca Hansenet, per la quale è in lizza la stessa Telefonica, che è valutata 900 milioni-1 miliardo, e il 49% di Sparkle, il cui valore è stimato in meno di 700 milioni. C'è ancora la quota nella cubana Etecsa, dopo di che da vendere non ci sarà proprio più nulla. Per accelerare il rientro del debito non resterebbe altra alternativa che la ricapitalizzazione. Ma l'ipotesi lascia più che freddo l'azionariato di riferimento che ha già accumulato minusvalenze rispetto al prezzo pagato per rilevare la partecipazione.
Nel frattempo c'è chi sollecita più investimenti per l'ammodernamento della rete. Tema su cui è tornato il vice-ministro per le comunicazioni, Paolo Romani. «Mi auguro – ha detto Romani – che l'incumbent, sulla cui rete andiamo a fare un grande investimento, abbia una forte strategia industriale». Secondo il sottosegretario «il problema non è il debito», bensì quello «di partecipare a un grande progetto industriale che veda Telecom Italia protagonista». Ma i conti, con i relativi vincoli, devono essere fatti in ottica privatistica, dato che ormai da oltre un decennio Telecom è uscita dalla sfera pubblica, non senza qualche rimpianto.

28 ottobre 2009
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