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Crac Federconsorzi, al via
causa da 2,2 mld contro UniCredit

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9 novembre 2001


Si svolgerà martedì 10 novembre, davanti al Tribunale Civile di Roma, la prima udienza di una causa intentata dai creditori di Federconsorzi (Fedit) nei confronti della banca per presunte responsabilità in merito al dissesto da circa 6 mila miliardi di vecchie lire, esploso nel 1991, col commissariamento della federazione che riuniva i 72 consorzi agrari provinciali italiani. La richiesta di danni potenziali della causa civile ammonta a 2,2 miliardi di euro di danni potenziali contro Unicredit, dal momento che la vicenda è stata ereditata dal gruppo con l'acquisto di Capitalia (già Banca di Roma e prima ancora Banco di Santo Spirito).

Alcuni creditori esteri di Fedit ritengono che Unicredit abbia arrecato un danno alla massa dei creditori, complessivamente stimato in oltre 2,2 miliardi di euro (interessi inclusi), per il cosiddetto "Piano Capaldo", ideato dall'allora presidente del Banco di Santo Spirito, Pellegrino Capaldo. L'istituto romano, insieme ad altre banche, avrebbe acquistato ad un «prezzo vile» (2.150 miliardi di lire, ossia circa 1,1 miliardi di euro) il patrimonio complessivo di Fedit (stimato in oltre 4.800 miliardi di lire, pari a circa 2,48 miliardi di euro).

L'azione viene presentata dinanzi al Tribunale di Roma dopo anni di ricerche, anche documentali, effettuate dai creditori di Fedit e numerosi tentativi di risolvere la questione in via stragiudiziale. I creditori che hanno avviato la causa ritengono che le modalità con cui il patrimonio di Fedit è stato alienato avrebbero violato il principio di uguale trattamento dei creditori, creando due diverse classi di creditori: quelli aderenti al Piano Capaldo (per lo più banche italiane), che avrebbero beneficiato dell'acquisto del patrimonio di Fedit per un corrispettivo di molto inferiore rispetto a quello di mercato, e quelli che sarebbero rimasti estranei al Piano, che sono stati soddisfatti con il prezzo irrisorio pagato dal gruppo di banche italiane capeggiate dal Banco di Santo Spirito-Banca di Roma (oggi Unicredit).

Inoltre, la cessione al Banco di Santo Spirito-Banca di Roma e alle altre banche del patrimonio di Fedit avrebbe di fatto spogliato il tribunale e gli organi della procedura della proprie competenze e delle proprie funzioni di garanzia, violando così la legge e rendendo di fatto nulla l'intera operazione.

La vicenda viene per la prima volta portata all'attenzione di un tribunale civile dopo che lo stesso Capaldo ed Ivo Greco (ex presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Roma ed anche lui coinvolto nella vicenda) erano stati condannati in sede penale e poi assolti da una sentenza della Cassazione, che aveva fatto molto discutere.

9 novembre 2001
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