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Banca del Mezzogiorno in cerca di soci stranieri

di Isabella Bufacchi

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15 Novembre 2009
Giulio Tremonti (Lapresse)

Sia che diventi un distributore di garanzie e di servizi di consulenza, come se l'immaginano le banche di credito cooperativo, sia che si imponga come mediocredito emittente di obbligazioni ed erogatore di finanziamenti a medio-lungo termine o banca d'affari che investe nell'equity delle piccole e medie imprese, la Banca del Mezzogiorno (BdM) dovrà richiamare l'interesse di azionisti dalle spalle forti. Il Tesoro, regista dell'operazione, ha già iniziato a guardarsi attorno perchè rafforzare al massimo la base patrimoniale di questo nuovo istituto è un obiettivo primario: tanto che tra le ipotesi allo studio non si esclude nulla, neppure l'ingresso di azionisti stranieri, che siano investment bank o fondi sovrani.
Il consenso suscitato in Italia dalla nascita della BdM è molto ampio: questa settimana il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha incontrato i rappresentanti di una lunga lista di associazioni e confederazioni, dal mondo del credito cooperativo a quello imprenditoriale. Questi potenziali azionisti, la cui partecipazione garantirà la mission della nuova banca per sviluppare il credito alle Pmi e favorire l'occupazione nel Mezzogiorno, non potranno intervenire con importi molti consistenti nel capitale sociale. Le principali Bcc operative nel Sud entreranno nella rosa dei 15 membri del comitato promotore ma resta da vedere quale sarà alla fine il loro impegno in termini di investimento azionario. Le principali banche italiane sono per ora escluse: nel Sud sono già ben presenti con interlocutori di dimensioni medio-grandi.
Un potenziale protagonista della Banca del Sud è Poste italiane spa. L'amministratore delegato Massimo Sarmi ha già espresso, pubblicamente e privatamente, il suo interesse a entrare nella partita con un ruolo di rilievo: usufruire della rete degli sportelli postali è un traguardo ambito dalla nuova banca e anche dalle banche di credito cooperativo. L'ingresso di Poste come azionista di riferimento nella BdM, invece, non è affatto scontato, perchè ingigantirebbe il peso dell'azionista-Stato, attirando i riflettori di Bruxelles: questa evoluzione del progetto inoltre allerterebbe la Banca d'Italia, la quale, oltre a volerci vedere chiaro nella banca come mediocredito, andrebbe a verificare se Poste intende cogliere l'occasione della banca del Sud per spiccare il grande salto, da distributore di servizi bancari a banca.
Se in Italia molte strade appaiono in salita, quelle estere sembrano in discesa. Il ministro Tremonti, che da tempo ha riallacciato e stretto i rapporti con il managing director di Morgan Stanley Domenico Siniscalco, potrebbe sondare la disponibilità di qualche banca d'affari estera. Mentre i contatti già in corso tra Tesoro, Cassa depositi e prestiti e fondi sovrani - da Dubai alla Cina - potrebbero tornare utili anche per il Mezzogiorno.

isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

15 Novembre 2009
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