DUBAI - A picco le Borse degli Emirati dopo quattro giorni di chiusura per le festività musulmane. La Borsa di Dubai chiuso con un calo del 7,3%, quella di Abu Dhabi ha fatto anche peggio: -8,3%. Un'ondata di vendite, ampiamente prevista, si è abbattuta sui listini facendo precipitare le quotazioni dei maggiori titoli. Le dichiarazioni di ieri della Banca centrale, che ha annunciato una ulteriore immissione di liquidità nel sistema bancario, non sono riuscite a convincere gli investitori a dare seguito alle vendite.
Il terremoto non ha coinvolto soltanto le società che fanno capo a Dubai World, il colosso controllato dal governo dell'emirato che mercoledì scorso ha chiesto ai creditori una moratoria di sei mesi sui suoi debiti, che ammontano a 59 miliardi di dollari. È tutto il comparto immobiliare ad aver subito i contraccolpi peggiori. Pesanti le perdite dei titoli Emaar e Aldar Properties.
Le vendite, però, non hanno risparmiato neppure Dp World, il principale operatore mondiale nel settore portuale. Nonostante la sua controllante Dubai World abbia comunicato che la società è estranea al piano di ristrutturazione del debito, Dp World continua a perdere il 14,88% al Nasdaq Dubati, dove è quotata, e dove le contrattazioni continueranno fino al 17 ore locali.
Preoccupa la performance negativa della Borsa di Abu Dhabi, un segno evidente che la crisi di Dubai non è circoscritta al piccolo emirato, ma che è destinata ad allargarsi a tutta l'area. Le banche di Abu Dhabi detengono il 30% del debito di Dubai World, una quota altissima. La sola National Bank of Abu Dhabi, il secondo istituto di credito del'emirato, ha sottoscritto 345 milioni di dollari di debito. Ma nei guai ci sono anche altri due istituti di credito, la Abu Dhabi Commercial Bank e la First Gulf Bank.
Già un'ora prima dell'apertura delle contrattazioni si era capito che la giornata sarebbe stata convulsa. Sul sito del Nasdaq Dubai erano comparsi tre comunicati nei quali la società immobiliare Nakheel, controllata da Dubai World, chiedeva la sospensione delle contrattazioni delle sue obbligazioni islamiche «fino a quando non sarà nella situazione di poter informare completamente il mercato» È stato il segnale che ha confermato agli operatori che gli ordini di vendita piazzati ieri, alla vigilia delle riaperture delle Borse del Golfo Persico, andavano nella direzione giusta.
Nakheel è l'anello debole tra le società del gruppo Dubai World. I suoi principali progetti, come la costruzione di altre due isole a forma di palma e di un arcipelago che ricostruisce i continenti della Terra, sono bloccati o rinviati. E il 14 dicembre, tra sole due settimane, Nakheel dovrebbe rimborsare un bond islamico da 3,5 miliardi di dollari. Gli altri due bond sospesi dagli scambi sono un'obbligazione islamica da 980 milioni di dollari con scadenza 13 maggio 2010 e un bond da 750 milioni da restituire il 16 gennaio 2011.
E mentre il Fondo monetario internazionale ha fatto sapere che segue attentamente la situazione di Dubai, a gettare benzina sono arrivate questa mattina le dichiarazioni della banca d'investimento Efg Hermes, secondo la quale i debiti complessivi di Dubai non ammonterebbero a 80 miliardi di dollari, ma a 150 miliardi. Quasi il doppio di quanto stimato fino a ora.