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Marchionne avverte: «In Europa
sovraccapacità strutturale»

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7 dicembre 2009


Il gruppo Fiat non riuscirà a registrare in Europa un margine operativo pari tra 7 e 7,7% come fissato per Chrysler. Così in un'intervista ad Automotive News Europe l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, che attribuisce la differenza «a una ragione molto semplice».

L'amministrazione Obama ha fatto quello che l'Europa non ha voluto fare. La sovraccapacità strutturale in Europa non è stata affrontata e gli interessi nazionalistici continuano a prevalere sul benessere complessivo dell'industria. Quindi ritengo che un business auto gestito in modo efficiente possa generare dal 7 al 7,7% negli Usa», mentre «visto il panorama industriale in Europa, alla domanda se questo numero sia possibile sul mercato europeo la mia risposta è no». Una nuova stilettata, a ben vedere, agli auspici del ministro Scajola, impegnato nella difesa di sisti produttivi come Termini Imerese.

Marchionne ha aggiunto che Fiat e Chrysler raggiungeranno assieme «certamente prima del 2014» un livello di vendite pari a 5,5 milioni di unità, di cui la metà prodotte da Chrysler, mentre ha respinto con fermezza il fatto di essere, con il suo incarico presso Chrysler, il ceo di una società privata controllata dal Tesoro degli Stati Uniti. «Non è vero. Chrysler non è controllata dal Tesoro americano. Esiste un board indipendente che controlla le operazioni presso Chrysler. La gestione non è fatta a nome del Tesoro, ma per tutelare tutti gli interessi degli azionisti di Chrysler».

Il Jeep Commander potrebbe inoltre essere prodotto in Cina o in Russia, ha proseguito Marchionne spiegando che «Commander e Gran Cherokee usano la stessa infrastruttura produttiva. Una volta convertito tutto per il Grand Cherokee, non esiste più la possibilità di produrre il Commander. Devo quindi trovare un sito alternativo. Potrebbe essere in molti posti. Cina e Russia sono una possibilità».

Marchionne ha infine rilevato che, sull'alleanza Fiat-Chrysler, esiste il modello Renault-Nissan oppure quello che «permette un livello molto più profondo di integrazione che non richiede uno scambio di partecipazioni incrociate tra le due organizzazioni fin tanto che gli obiettivi industriali sono condivisi congiuntamente». (Il Sole 24 Ore Radiocor)

7 dicembre 2009
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