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Retromarcia del Tesoro su Citi

dal corrispondente Marco Valsania

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Venerdí 18 Dicembre 2009

NEW YORK - Marcia indietro del Tesoro su Citigroup: i piani della banca per liberarsi della tutela federale dovranno attendere. Attendere che il mercato promuova la grande malata della finanza americana: gli investitori hanno per ora snobbato le azioni targate Citi, mostrando scetticismo per il loro collocamento in Borsa, tanto che il governo ha deciso di non cedere subito – come previsto – parte della quota del 34% che detiene nell'istituto, per evitare ampie perdite. Un risultato intollerabile che ha costretto l'amministrazione Obama a rinviare ogni vendita. Il nervosismo su Citi, nel pomeriggio, ha spinto a Wall Street il titolo in ribasso di circa il 7 per cento.

L'accordo raggiunto da Citigroup con il governo prevedeva sia un collocamento immediato di nuovi titoli da parte della banca, per consentire di ripagare 20,5 miliardi in aiuti pubblici, che la cessione di una tranche da cinque miliardi oggi in mano al Tesoro. Il pricing di 5,4 miliardi di azioni ordinarie Citi, mercoledì sera, si è però trasformato in una cocente delusione: 3,15 dollari, 9% sotto le quotazioni di chiusura in Borsa. Soprattutto, è stato inferiore ai 3,25 dollari "pagati" dal Tesoro per i 7,7 miliardi di titoli in suo possesso. Il governo aveva convertito in azioni, a quella cifra, soccorsi alla banca per ulteriori 25 miliardi di dollari. L'alto funzionario del Tesoro Herbert Allison ha adesso affermato che la quota (diluita dal collocamento al 27% dal 34%) verrà ceduta nell'arco dodici mesi, «per ottenere il miglior prezzo a favore del contribuente americano», invece che nei sei-dodici mesi inizialmente indicate.

Citi è ugualmente riuscita a rastrellare, con il collocamento di azioni e obbligazioni convertibili, i circa 20 miliardi necessari a procedere con i rimborsi al governo. L'amministratore delegato Vikram Pandit ha fatto una priorità dell'uscita dell'istituto dalla rete federale di protezione, con la stringente supervisione sui compensi degli executive e sulle strategie che questa comporta. Pandit teme infatti di rimanere svantaggiato davanti alla concorrenza di altri colossi finanziari che hanno ormai ripagato il governo, a cominciare da Bank of America.

Il passo falso a Wall Street ha però allungato nuove ombre sulle prospettive della banca e dei suoi vertici. Il loro giudizio che il mercato fosse pronto ad accogliere senza remore Citi - con il quale aveva persuaso il governo ad approvare l'intera operazione - è stato messo in discussione. E, dagli analisti al Congresso, si sono moltiplicate le critiche di chi giudica invece premature liberare l'istituto, ancora troppo fragile, dai vincoli dei programmi pubblici. «È stato un disastro», ha commentato William Smith della Smith Asset Management, riferendosi allo sbarco dei nuovi titoli Citi tra gli investitori. Il grande interrogativo in cerca di riposta è stato sollevato in parlamento dal deputato democratico Elijah Cummings: «Siamo sicuri che la banca non rappresenti più un rischio per il sistema finanziario e possa fare a meno di controlli che limitono i rischi stessi».

Venerdí 18 Dicembre 2009
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