Mediaset è a un passo dalla conquista della tv spagnola Cuatro. A venti anni dallo sbarco in terra iberica con Telecinco, il gruppo televisivo della famiglia Berlusconi sta per piazzare una pedina cruciale nel mercato televisivo del Paese. Sul piatto il network mette un miliardo di euro per un doppio blitz: l'80-100% di Cuatro, emittente commerciale in chiaro, e il 20% del multiplex Digital Plus (controllato da Sogecable). Sono tutti asset che mette in vendita Prisa, il colosso editoriale spagnolo (proprietario anche di El Pais, il più importante quotidiano nazionale) affossato da una montagna di debiti (5 miliardi di euro, di cui 2 miliardi in scadenza tra tre mesi).
L'accordo sarebbe ormai imminente, come riferito dalla stampa iberica e da indiscrezioni finanziarie milanesi. Forse già oggi potrebbe arrivare la comunicazione ufficiale. Dietro le quinte a tirare le fila ci sono Mediobanca e JpMorgan: ufficialmente da Mediaset e da Telecinco dichiarano che non c'è al momento «nessun accordo verbale o scritto firmato». L'operazione, secondo indiscrezioni finanziarie raccolte, sarebbe metà cash e metà in azioni Telecinco, azienda autonoma quotata alla Borsa di Madrid. Per la parte che sarà pagata in contanti la strutturazione è complessa: in pratica sarà ancora Telecinco a fornire anche la componente cash. Ma come? Tramite un possibile aumento di capitale da 500 milioni, a sua volta per metà (250 milioni) sottoscritto dal mercato e per metà dall'azionista Mediaset che così non si diluirebbe nella controllata. Il gruppo televisivo presieduto da Fedele Confalonieri dovrà reperire i 250 milioni necessari alla ricapitalizzazione, garantita da Mediobanca e da JpMorgan. Problemi, sul lato delle risorse non dovrebbero esserci: in cassa, da ultima trimestrale, ci sono 43 milioni. La parte pro-quota Mediaset nella ricapitalizzazione, 250 milioni, potrebbe interamente essere spesata anche con il bond in arrivo. Lo stesso a.d. Giuliano Adreani di recente aveva indicato in un miliardo la cifra disponibile per acquisizioni. L'ideazione dell'operazione è nata da Jp Morgan (guidata in Italia da Federico Imbert che già aveva curato la vendita del 16% di Mediaset nel 2005), ma poi è stata portata avanti grazie alle capacità diplomatiche di Borja Prado Eulate, il plenipotenziario di Mediobanca a Madrid (dove l'istituto è sbarcato in tempi recenti) oltre che essere presidente di Endesa.
Oggi sono previste riunioni del board di Prisa e di Telecinco: non è escluso che arrivi un annuncio. Tuttavia ci sono ancora scogli da superare: il tam tam degli ambienti finananziari riferisce di intoppi dovuti al debito di Prisa. Ci sarebbe un problema con le banche finanziatrici degli azionisti del colosso spagnolo,probelma che avrebbe potuto ritardare l'operazione. Ma si sta lavorando per superare l'empasse. Il risiko delle tv in Spagna è iniziato dopo il dietrofront del Governo sul mercato: la liberalizzazione spinta degli anni passati ha portato a un'eccessiva proliferazione di emittenti, mentre la torta pubblicitaria è insufficiente a sostenere tutti. Ora, poi, con la recessione, che a Madrid è acuta, il Governo ha sentito la necessità di ridurre il nuemo di canali tv tramite aggregazioni.
La nuova tv Cuatro-Telecinco avrebbe il 23,3% di share aggregato, ma questi numeri non avranno più alcun valore nel momento in cui la tv analogica sparirà anche in Spagna (e con essa il concetto di share): entrando con il 20% in Digital Plus, Mediaset-Telecinco ipoteca il ruolo di leader nel digitale terrestre. E la mossa ha implicazioni ancor più trasversali visto che poche settimane fa nella stessa piattaforma è entrata con una quota analoga Telefonica, che è anche azionista industriale di Telecom Italia. Era il 1989 quando Fininvest sbarcò in Spagna (i primi programmi di TeleCinco partirono nel marzo del 1990) e il Paese è stato l'unico, dei tre mercati europei in cui il gruppo Berlusconi si lanciò (Francia con La Cinq e Germania con Tele 5) a regalare successi.