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Sabatini: nuovo patto tra banche e imprese

di Franco Locatelli

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27 dicembre 2009
Giovanni Sabatini

«Capisco l'impazienza delle imprese di vedere finalmente attenuate le norme procicliche dell'attuale Basilea2 ma, considerando i tempi non necessariamente brevi della riforma generale del quadro regolatorio internazionale sui requisiti patrimoniali delle banche, ci sono altre e più ravvicinate strade da esplorare per rafforzare il nostro sistema bancario senza penalizzare il credito alle imprese ed è giusto esplorarle». A sostenerlo è il nuovo direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, 50 anni, romano, già direttore centrale di Consob e dirigente generale del Tesoro. Questa, che ha rilasciato al Sole 24 Ore, è la sua prima intervista. Rapporti tra banche e imprese, riforma di Basilea2 e apertura di un tavolo di confronto tra istituzioni, mondo del credito e industria per un patto di sviluppo e trasparenza sono i punti centrali delle sue riflessioni.

Direttore, al di là dei contenuti specifici che andranno verificati quando saranno completamente definiti, non le sembra paradossale che di fronte alla più grave crisi finanziaria degli ultimi 80 anni la riforma di Basilea 2 sia prevista solo fra tre anni?
La gestazione della nuova Basilea2 è stata molto complessa e il processo di riforma sconta stratificazioni e sovrapposizioni dovute alla molteplicità di proposte di modifica della Commissione europea e del Comitato di Basilea che hanno spesso finito per accavallarsi. Capisco l'urgenza di nuove regole dopo il terremoto finanziario che abbiamo conosciuto, ma in questo campo la prudenza non è mai troppa e le innovazioni vanno ponderate anche nei dettagli, perchè un'attuazione troppo veloce di nuove regole potrebbe generare una sorta di credit crunch tecnico che va assolutamente scongiurato.

Però l'emergenza credito delle imprese è adesso: ridurre la prociclicità di Basilea2 è sempre positivo ma farlo quando molte imprese avranno chiuso non sembra la più saggia delle scelte. Non crede?
Comprendo benissimo le preoccupazioni delle imprese sane ma credo che, in attesa della nuova Basilea2 di cui condividiamo i principi generali, si possano da subito esplorare altre strade affinchè le banche possano continuare ad offrire adeguato credito all'economia reale.

Quali sarebbero?
Ne vedo principalmente due. La prima è quella di sfruttare meglio e fino in fondo gli spazi che l'attuale quadro regolatorio internazionale lascia all'informazione qualitativa e non solo statistico-quantitativa sulle imprese in vista della elaborazione del rating che spetta loro. Su questo piano condividiamo le raccomandazioni della Banca d'Italia e stiamo redigendo insieme alle organizzazioni imprenditoriali una nuova guida sui modelli di rating che valga a facilitare il dialogo tra banca e impresa.

E la seconda via per rafforzare le banche e sostenere il credito quale sarebbe secondo Lei?
Credo che sarebbe utile esplorare la possibilità di anticipare l'avvio della ripresa economica con un nuovo quadro di intese tra Governo, banche e imprese che sviluppi lo spirito di collaborazione maturato con la moratoria sui debiti delle aziende e sui mutui delle famiglie e che sia coerente con i nuovi indirizzi della futura Basilea2.

Sta pensando alla possibilità di concordare norme anti-cicliche per banche e imprese sul modello degli accantonamenti patrimoniali flessibili e variabili nel tempo già adottato con successo sia in Spagna che in Canada?
L'ipotesi del dynamic provisioning, cioè di accantonamenti di capitale da parte delle banche modulati in base alla congiuntura e tali da aumentare in periodi di alta congiuntura e da ridursi nei periodi di crisi, è interessante ma richiede adeguati trattamenti fiscali sulle perdite sui crediti e sugli accantonamenti delle banche. In secondo luogo non bisogna dimenticare che Spagna e Canada hanno giocato d'anticipo e hanno previsto che le loro banche costruissero cuscinetti di riserva prima che scoppiasse il terremoto finanziario. Noi quegli accantonamenti non avremmo potuto farli sia in base alle regole contabili, sia perchè sarebbero stati penalizzati dal fisco.

Impossibile dunque anticipare norme anticicliche sul modello spagnolo?
Non escludo che quel modello possa essere il traguardo futuro ma dobbiamo affrontare i problemi di oggi senza dimenticare che rafforzamento patrimoniale delle banche, che richiede tutta la gradualità del caso, e attenuazione delle norme procicliche a vantaggio delle imprese vanno di pari passo e non prevedono scorciatoie a senso unico.

  CONTINUA ...»

27 dicembre 2009
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