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UniCredit avvia il riassetto. Rampl: modello più semplice

di Marigia Mangano

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16 Dicembre 2009

Parte ufficialmente il progetto di riorganizzazione societaria di UniCredit che porterà alla creazione della banca unica. Il piano, ribattezzato «Insieme per i clienti», è stato approvato ieri dal consiglio di amministrazione dell'istituto di piazza Cordusio che al termine di una riunione durata circa tre ore ha spiegato in una nota che la riorganizzazione allo studio «rafforza l'attuale modello divisionale del gruppo» e ha due obiettivi: quello «di aumentare ulteriormente la soddisfazione dei clienti, attraverso una maggiore specializzazione delle competenze, maggiore semplicità e tempi di risposta più rapidi» e quello «di accrescere la vicinanza ai territori in cui opera il gruppo, attraverso un'organizzazione più efficace e focalizzata e una maggiore autonomia della rete, anche mediante l'attribuzione di ulteriori deleghe decisionali».
Oltre all'avvio formale dei lavori legati al progetto di riorganizzazione, nel corso della riunione, in tema di remunerazione del management il consiglio è stato informato che UniCredit rispetta nella sostanza le direttive rilasciata da Bankitalia e dal Financial stability board. Non è stato invece discusso l'aumento di capitale da 4 miliardi di euro varato dall'istituto. Una riunione dedicata alla ricapitalizzazione è attesa subito dopo l'Epifania per definire, alla vigilia dell'avvio dell'operazione garantita da un pool di banche, condizioni e prezzo della ricapitalizzazione.
L'attenzione per ora resta dunque concentrata sul progetto Banca unica e sulle ripercussioni territoriali. «Questo progetto è la naturale evoluzione del percorso intrapreso anni fa e imperniato sulla specializzazione nel servizio al cliente che, oggi, rendiamo ancora più accessibile», ha affermato Dieter Rampl, presidente di UniCredit. «Il progetto – ha aggiunto Rampl - semplificherà il nostro modello organizzativo. Più semplicità significa meno complessità, processi decisionali più veloci e una maggiore focalizzazione verso la clientela». Il piano ha l'obiettivo di rivedere la definizione, in Italia, Germania e Austria, di 4 segmenti specializzati di business e cioè quello «Famiglie, dedicato ai clienti privati», quello «Pmi, per le aziende con fatturato annuo fino ai 50 milioni», quello «Corporate Banking, per le imprese con fatturato annuo superiore ai 50 milioni» e quello «Private Banking, per i clienti con patrimoni superiori ai 500mila». Per quanto riguarda in particolare l'Italia, tale riorganizzazione comporterà la rinuncia a cinque strutture bancarie (con altrettanti consigli di amministrazione) dato che sarà realizzata attraverso il piano di fusione in UniCredit Holding delle cinque banche controllate (la banca retail con sede a Bologna, quella corporate a Verona, quella private di Torino, oltre a Banca di Roma e Banco di Sicilia). La novità più importante è però lo spostamento delle imprese con un fatturato fino a 50 milioni sotto l'ombrello della divisione retail che fino ad ora si occupava delle pmi con ricavi fino a 5 milioni. Le piccole e medie imprese italiane verranno così seguite da una rete, quella retail, più capillare di quella corporate, accorciando la distanza tra la banca e questo tipo di clientela. Confermata inoltre la creazione di nuove strutture, le «Aree Territoriali» i cui responsabili si comporteranno da ambasciatori di UniCredit sul territorio e avranno il compito di tenere i rapporti con le istituzioni locali.
Il progetto, avallato dalle fondazioni azioniste («il management ha dato buona prova di sè e all'interno del cda c'è pieno appoggio», ha spiegato un consigliere all'Ansa), verrà definito nei prossimi mesi e dovrebbe essere sottoposto alla decisione del cda a marzo per diventare esecutivo a partire da novembre 2010, dopo il via libera di Bankitalia. In Borsa il titolo UniCredit ha perso l'1,31% a 2,26 euro.

16 Dicembre 2009
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