Secondo il quotidiano newyorkese, la Grecia, che per anni avrebbe abbellito i bilanci con l'aiuto di Goldman Sachs senza rivelare le sue reali esposizioni, non sarebbe stata dunque l'unica a effettuare operazioni di "window dressing". In parte sicuramente minore lo stesso avrebbe fatto anche l'Italia e in particolare in occasione dello swap del 1996. «Non mi sembra in realtà che si possano paragonare i due paesi - ha detto Carnevale - e questo anche per una questione di trasparenza. L'Istat, quando comunica le cifre dell'indebitamento, contabilizza anche gli swap». In sostanza, dunque, non vi sarebbero mine nascoste nei bilanci dell'Italia perché le implicazioni dei contratti sarebbero state comunicate alle autorità europee a differenza di quanto avvenuto per la Grecia. «In generale - ha concluso Carnevale - se per gli enti locali ci può essere un problema derivati perché i bilanci sono molto più piccoli, per gli Stati Sovrani la questione si pone in altri termini perché hanno una tale flessibilità che é normale utilizzare degli swap per compensare i propri profili di rischio o per spostare liquidità a seconda delle esigenze del momento».
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