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Roma-Trieste passando per il mondo

di Guido Gentili

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27 marzo 2010

«Soluzione di sistema». Il fatto che - con il via libera unanime del comitato nomine di Mediobanca, primo azionista di Generali - Cesare Geronzi approderà al vertice della compagnia triestina d'assicurazioni con Renato Pagliaro alla presidenza di Piazzetta Cuccia e Alberto Nagel con il ruolo di amministratore delegato, conferma che questa è l'architrave su cui continua a poggiare il capitalismo made in Italy.

I risvolti di questa formula possono essere diversamente interpretati. Per i critici inossidabili del "bancocentrismo" fondato su un reticolo societario fitto di patti di sindacato e legami azionari incrociati, essi rivelerebbero un'impostazione difensiva, non concorrenziale, poco trasparente e dunque non adeguata alle sfide poste dalla globalizzazione dei mercati. Il professor Guido Rossi ha parlato di «capitalismo delle baronie». Una recente indagine dell'Antitrust sul governo societario di banche ed assicurazioni ha messo in evidenza il fenomeno delle interlocking directorates, dove le stesse persone siedono in consigli di amministrazione concorrenti.
I famosi "salotti buoni", insomma, sarebbero niente altro che fortilizi dove gli altrettanto famosi "poteri forti" (bancari, assicurativi, industriali e della comunicazione) che si snodano sull'asse Mediobanca-Generali s'incontrano per blindare i propri interessi.
Ma c'è anche un'altra lettura, se vogliamo meno scontata.

Il sistema bancario e finanziario italiano (come dimostrano non a caso i conti di Mediobanca e Generali) ha retto meglio di altri alla Grande Crisi proprio facendo leva su quelli che erano considerati i suoi punti deboli, a partire dalle sue radici territoriali nazionali e dalla sua scarsa propensione alla finanziarizzazione più spinta.
Piaccia o non piaccia, nel bel mezzo di un cataclisma che ha atterrato i giganti della globalizzazione, il sistema ha tenuto potendo contare sulle sue capacità difensivo-reticolari, sui suoi innumerevoli incroci e sulla sua fitta trama. Sono stati così evitati strappi e sbandamenti in una fase delicatissima che poteva mettere in ginocchio l'intero paese.

Naturalmente, un cambiamento ai vertici di Generali e Mediobanca non può essere una soave passeggiata per educande in un giardino di primavera. Sulla via di Trieste e di Piazzetta Cuccia la storia ci dà conto di innumerevoli bracci di ferro, di uscite drammatiche e clamorosi rientri. Tensioni ce ne sono state anche questa volta, almeno fino al momento in cui (saggiamente, prima delle elezioni regionali) è stata prospettata la "soluzione di sistema".
Presidente di Mediobanca dal 2007, Cesare Geronzi va al timone delle Generali, fin qui retto da Antoine Bernheim. A Trieste, Geronzi sarà affiancato dal vicepresidente Vincent Bolloré, il finanziere francese da anni protagonista sull'asse Milano-Trieste, e saranno confermati nelle loro posizioni di amministratori delegati Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot, che bene hanno fatto in questi anni. A Mediobanca, l'attuale direttore generale Renato Pagliaro salirà alla presidenza, Alberto Nagel verrà confermato a.d.: è un tandem tanto giovane quanto rodato, che incarna lo "spirito" di Mediobanca.

Geronzi è chiaramente il tessitore di questa tela. Banchiere di lungo corso, una carriera iniziata in Banca d'Italia, proseguita prima al Banco di Napoli e poi alla Cassa di Risparmio di Roma, gestì poi la fusione con il Banco di Roma e il Banco di Santo Spirito. E dalla tolda di Capitalia, tre anni fa, l'altra mega-fusione con UniCredit. Infine, il passaggio da Roma a Milano, alla guida di Piazzetta Cuccia. Tessitore e pivot da sempre di tutte le maggiori "operazioni di sistema" e da alcuni anni protagonista, assieme al presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, di un dialogo ravvicinato sui problemi, e le soluzioni, di tutti i dossier più scottanti.

C'è un'immagine che può dare il senso di questo dialogo: la stretta di mano, nel cortile di Piazzetta Cuccia, giovedì scorso, qualche ora prima dell'ultimo consiglio di amministrazione di Rcs. «Questo nostro rapporto - disse Geronzi di Bazoli due anni fa - piaccia o non piaccia ha determinato una qualche stabilità del sistema».
La "soluzione di sistema" per Mediobanca-Generali è da inserire in questo quadro. Ma ci sarà subito da pensare allo sviluppo, sul l'asse Milano-Trieste, perché passata la crisi sui mercati la battaglia competitiva tornerà comunque a farsi feroce. Dai fortilizi si dovrà uscire con piani industriali vincenti: si vedranno allora saggezza e lungimiranza delle scelte fatte.

guido gentili@ilsole24ore.com

27 marzo 2010
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