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La Borsa premia le donne nei board

di Monica D'Ascenzo

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14 marzo 2010
La Borsa premia le donne nei board

«Give me results, not reasons!». La finanza è fatta di risultati e non di ragioni e proprio sulle performance di Borsa Société Général ha basato l'analisi condotta dal suo ufficio studi sulla presenza delle donne nei consigli di amministrazione in Europa. Gli analisti hanno studiato due indici da mettere a confronto, che prendono in considerazione le società del Dj Stoxx 600: Best-in-class women on board index e il No women on board index. «Abbiamo riscontrato – si legge nel rapporto – una correlazione positiva tra la presenza di donne nei cda e le performance finanziarie». Stessa cosa si dica nel confronto fra l'Sg Women 50 Index e il Dj Stoxx 50 ponderati allo stesso modo: i risultati del primo indice sono uguali quando non migliori del secondo in tutte le categorie, spiega il report dando i dettagli delle performance borsistiche degli ultimi tre anni (-13,6% Sg Women 50 index contro -16,4% Dj Stoxx 50), ritorno annuo (-4,1% contro -5%) e Alpha (4,4% contro 3,6%).
Uno spaccato particolare è dedicato alle società europee guidate da un a.d. donna. Su un panel di mille società europee gli analisti di SocGen hanno identificato 20 aziende con Ceo donna a cui hanno sommato la franco-americana Alcatel-Lucent (guidata da una donna dal settembre 2008). In questo caso il 62% delle società prese in esame ha battuto il benchmark del loro settore negli ultimi tre anni con una performance superiore alla media del 4%. La correlazione non cambia se si guarda alla performance dall'inizio della crisi il 15 settembre 2008: il 58% delle aziende con ceo donna ha sovraperformato il proprio comparto con una media del +3%. Se poi si togliesse dal panel Alcatel-Lucent il risultato sarebbe addirittura migliore, perché come spiegano gli analisti è più difficile fare la differenze in società di grandi dimensioni.
Se non ha colpito i risultati delle società guidate da donne, la crisi di certo ha arrestato l'incremento delle presenze femminili all'interno del board. Nel corso del 2008 si è passati, infatti, dal 12,1% all'11,3 per cento. L'unico segnale positivo, evidenziato dagli analisti, è il trend di diminuzione delle società che non hanno neppure una donna nel board: la percentuale è scesa dal 36,4% del 2006 al 29,1% del 2009, anche se alcuni settori restano ancora roccaforti tutte al maschile come l'Oil&Gas (46,2% delle società senza donne nei board), l'industria (42,6%), il finanziario (39,3%) e la tecnologia (37,5%). Gli analisti di SocGen (tutti uomini), a questo proposito, vogliono sfatare un falso mito del mondo della finanza secondo il quale devono contare solo le capacità e le competenze dei manager, non il genere, e se non ci sono molte donne nei board è dovuto alla mancanza di talenti: «Questa giustificazione a nostro avviso non è accettabile e gli investitori non devono dimenticare che i talenti devono anche incontrare l'apertura a nuovi trend emergenti e a network al di fuori dell'establishment. Ci sono poi casi in cui il network degli "old boy" ha avuto un grosso vantaggio nella cooptazione nei board, dove la selezione è basata sulle relazioni, le amicizie e a volte sugli stereotipi piuttosto che solamente sui talenti» si legge nel rapporto. E in un panorama europeo in cui è crescente il trend di inserire nella legislazione quote di genere per la composizione dei cda, gli analisti di SocGen si chiedono se non sia arrivato il momento per gli investitori di iniziare a chiedere una maggiore presenza femminile nei board.
In particolare nel rapporto viene sottolineato che «specialmente per i settori in cui le donne sono fortemente sottorappresentate, investire in società che si differenziano per un maggiore equilibrio di genere dei loro board può significare investire in aziende con una visione innovativa». Proprio per questo gli analisti suggeriranno ai propri clienti di scegliere anche in base a questo parametro. Anche perchè i dati dimostrano che maggiore è la presenza femminile e maggiore è l'indipendenza del board, il che è sinonimo di maggiore trasparenza. Allo stesso tempo la presenza femminile a i vertici ha un'influenza diretta su una maggiore presenza delle donne nella forza lavoro dell'azienda.
Il report non si limita ad un'analisi e a una raccomandazione per gli investitori, avanza anche una proposta di lavoro. Se sembra impossibile inserire in molto paesi europei le quote di genere come in Norvegia, ci si muova almeno nella direzione di avere una donna in ogni cda, questo porterebbe a una crescita della percentuale dall'11,3% al 13,8 per cento. Se poi si accettasse un aumento del numero di membri dei cda e si inserissero due donne per board si avrebbe un dato raddoppiato (26%). Tanto più che solitamente le donne costano anche meno: un dato di Reward Technology Forum indica che nel Ftse 350 le donne nei board ricevono una remunerazione pari alla metà dei loro corrispondenti uomini (178.246 steline in media contro 357.358).

IL RAPPORTO:
  CONTINUA ...»

14 marzo 2010
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