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Eni accelera sulle cessioni - Pronta cassa da 1,7 miliardi

di Laura Galvagni

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5 Marzo 2010

Eni accelera sulle dismissioni. I colloqui con Cassa Depositi e Prestiti per la cessione di Tag, il gasdotto che importa in Italia il gas russo attraverso Austria e Slovacchia, sono in corso e, a quanto risulta, anche i contatti per la cessione dei due cluster italiani sono in fase avanzata. Tanto che il Cane a sei zampe potrebbe presto ritrovarsi in cassa qualche cosa come 1,7-1,8 miliardi di euro.
«Per il Tag siamo in trattative sul prezzo. È un buon investimento, è un sorta di bond», ha dichiarato ieri Massimo Varazzani, attuale amministratore delegato di Cdp. L'asset, secondo recenti stime, confermate da alcune dichiarazioni rilasciate qualche tempo fa dall'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, potrebbe valere fino a 800 milioni di euro. Denari ai quali si andrebbero ad aggiungere i soldi raccolti dalla dismissione di due newco create nel giugno del 2009 nel quale sono stati conferiti alcuni titoli minerari del Nord Italia (Pianura Padana ed Emilia Romagna) e del Centro Italia (Marche, Abruzzo, Molise).
Lo scorso novembre è scaduto il termine per presentare le offerte vincolanti per i due veicoli ed ora Eni avrebbe avviato contatti serrati con Gas Plus. L'azienda guidata da Davide Usberti sarebbe dunque diventata il candidato principale per l'acquisto dei giacimenti. Qualche mese fa sembrava che Gas Plus corresse in tandem con l'Enel, ma a quanto risulta, il gruppo amministrato da Fulvio Conti avrebbe abbandonato il campo. Enel vanterebbe però un'opzione che le consentirebbe di rientrare in gioco acquistando direttamente dalla società di Usberti alcune porzioni dei cluster. Possibilità, però, che si concretizzerà solo nel caso in cui Gas Plus riesca a portare a casa i giacimenti a un prezzo interessante. Al momento, infatti, è ancora in fase di definizione il valore della transazione tanto che la forchetta risulta piuttosto ampia e compresa tra gli 800 milioni e 1 miliardo. Gas Plus sarebbe però già al lavoro per raccogliere i denari necessari a chiudere positivamente la partita. L'azienda, assistita da Morgan Stanley, dovrebbe essere supportata dal punto di vista finanziario da un pool di banche nel quale figurerebbero i principali istituti del paese, in primis Intesa Sanpaolo e UniCredit. I contatti con le banche sarebbero a buon punto e non è escluso che a breve il gruppo possa ottenere le linee di credito sufficienti per far fronte all'oneroso impegno. A novembre scorso, gli asset avevano stuzzicato l'interesse anche dell'australiana Po Valley e di altri operatori internazionali tra cui, secondo i rumor, le americane Northen energy e Williamson energy. La lista con il passare del tempo si è però assotigliata ed ora per i due cluster italiani la strada sembra segnata.
Nel frattempo Eni ha anche altre due cessioni sulle quali si deve applicare, ossia la dismissione degli altri due gasdotti voluta da Bruxelles. In particolare, si tratta di Transitgas (che trasporta il gas dalla Germania attraverso la Svizzera) e di Tenp (via Germania porta il gas olandese). Le quote Eni nei due, rispettivamente del 46 e del 49%, saranno vendute sul mercato con diritto di prelazione nel primo caso della Swissgas e nel secondo di Eon. Complessivamente la cessione di queste due "reti" dovrebbe fruttare all'Eni altri 700 milioni.

5 Marzo 2010
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