NEW YORK - La Federal Reserve ha deciso di ampliare il numero dei "primary dealers", banche autorizzate a condurre operazioni di "reverse repo operations" per drenare liquidità dal mercato. Oggi il numero di primary dealer è formato da 18 grandi banche che potrebbero tuttavia non essere in grado di far fronte cumulativamente alle operazioni di ritiro di liquidità. La Fed ha subito chiarito che la decisione per ora è soltanto preparatoria e dunque non si deve leggere in questa notizia una decisione di accelerare i tempi della exit strategy.
Fonti vicine all'istituto centrale hanno confermato che non si voleva correre il rischio di trovarsi con poca domanda disponibile nel momento in cui l'operazione partirà. E dunque si è deciso per ora di allargare il numero di istituti autorizzati a trattare con la Fed a fondi comuni di investimento che operano sul mercato monetario. Non vi sono per ora né numeri né nomi specifici dei nuovi fondi autorizzati ad operare, solo un'indicazione strategica. C'è anche un obiettivo di ritiro di liquidità di mille miliardi di dollari contro i circa duemila miliardi erogati dalla Fed per aumentare la liquidità del mercato nel momento più grave della crisi finanziaria.
Da una simulazione delle operazioni, che potrebbero non iniziare prima dei prossimi sei mesi, gli esperti della Fed si sono resi presto conto che gli ammontari disponibili presso le banche autorizzate oggi potevano non essere sufficienti a far fronte ai tempi operativi richiesti dalla Fed per assorbire i mille miliardi di dollari. Per questo la decisione di ampliare il numero dei primary dealers. Le operazioni di "reverse repo" prevedono la vendita di titoli del Tesoro alle banche o alle istituzioni finanziarie che pagano contanti alla Fed. In questo modo si ritira liquidità dal mercato prima che vi sia un rischio di ritorno inflazionistico. La Fed si impegna a sua volta a riacquistare i titoli entro certe scadenze. Per ora la Fed ha soltanto elencato dei criteri per poter scegliere un fondo, fra questi il fondo dovrà essere aperto, con attivo patrimoniale non inferiore ai 20 miliardi di dollari per i sei mesi consecutivi precedenti alla domanda.
Da ieri inoltre si è intensificato il dibattito per la riforma della supervisione del sistema finanziario. Un processo che deve passare per il Congresso, determinato a ridurre i poteri della Fed. L'amministrazione invece vorrebbe aumentare i poteri di supervisione della Banca Centrale e la stessa Fed a Washington ha avviato una riorganizzazione delle modalità di supervisione interna, centralizzando i poteri dalle dodici Fed regionali, una misura questa che ha aggiunto tensione anche a riunioni preparatorie all'interno dell'Istituto a Washington. Dei 20.000 dipendenti della Federal Reserve, ben 17.000 lavorano agli istituti regionali.