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«Progetto strategico: troveremo insieme la soluzione giusta»

di Alessandro Graziani

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17 Marzo 2010

«Sono fiducioso che riusciremo a ragionare e trovare una soluzione». Appena atterrato all'aeroporto di Londra –, alle 20,20 di ieri sera, forse in tempo per tifare per la sua Inter contro il Chelsea – l'amministratore delegato di UniCredit Alessandro Profumo non nasconde le difficoltà degli ultimi giorni nel rapporto con alcuni soci. Ma si dichiara ottimista sul fatto che, come altre volte in passato, sia possibile trovare una «quadra» tra le varie posizioni. E arrivare al varo del progetto «banca unica» entro la prossima scadenza del 13 aprile. «Per me e per la mia squadra questo progetto è strategico – aggiunge Profumo – perché stiamo parlando di un cambio culturale della banca con l'obiettivo di renderla più vicina ai nostri clienti e di migliorare la qualità dei servizi che gli prestiamo». Il banchiere non vuole aggiungere altro e rimanda, per un commento più diffuso, all'incontro pubblico che avrà stamattina con la vasta platea degli investitori londinesi.
Non è la prima volta che Profumo si trova a dover affrontare le richieste dei suoi grandi azionisti, a partire dalle Fondazioni. Statisticamente, ma forse è solo un caso, ciò avviene quasi sempre in contemporanea con decisioni strategiche che UniCredit deve prendere sugli assetti di Mediobanca e Generali, di cui Piazza Cordusio è azionista di rilievo.
Stavolta, tuttavia, l'avanzata dei soci che chiedono di rivedere la governance sembra più decisa e, per il momento, più compatta rispetto ad altre occasioni. Per il momento, tra l'altro, non si intravedono neanche possibili «mediatori». Non il presidente Dieter Rampl, con cui si racconta dentro Piazza Cordusio due giorni fa Profumo avrebbe avuto un duro scambio di opinioni. Né il consueto "pontiere" Fabrizio Palenzona, vicepresidente di UniCredit e deus ex machina della Fondazione Crt, anch'egli a sostegno di una revisione della governance in accordo con Paolo Biasi, presidente di Fondazione CariVerona, e con i soci tedeschi e gli azionisti privati (a partire da Maramotti). Che si dichiarano preoccupati del funzionamento della banca in Italia e condividono la necessità di una svolta organizzativa. Il progetto banca unica, secondo loro, può essere una valida risposta. Ma per realizzarlo serve una redistribuzione delle deleghe che crei un referente unico per la banca in Italia. Il problema, ribadiscono, non è mai stato Profumo (tanto che, di fronte a sue eventuali dimissioni, non erano attrezzati con una candidatura alternativa). Il nodo è piuttosto quello di un direttore generale, o ancora meglio di un country manager per l'Italia, che sia punto di riferimento certo per i soci e per il management interno. Ecco perché da parte di alcuni azionisti, ma l'idea è ancora in gestazione, si sta proponendo la creazione all'interno di UniCredit Group di una legal entity italiana che – al pari di quelle in Polonia, in Germania, in Turchia e negli altri paesi dell'Est Europa – abbia un suo capoazienda. Ma su questo modello, che potrebbe rivelarsi un punto d'accordo tra le istanze dei soci e le esigenze di Profumo, il dialogo è appena iniziato. E bisognerà vedere anche quale sarà l'atteggiamento dei tre deputy ceo di UniCredit (Sergio Ermotti, Paolo Fiorentino, Roberto Nicastro), all'interno di un team che appare meno coeso di un tempo.

17 Marzo 2010
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