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L'Italia frena sui prestiti a carico di tutti

di Isabella Bufacchi

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16 marzo 2010

L'Italia è favorevole all'adozione di misure europee concordate e coordinate da un'azione politica forte tanto per risolvere eventuali immediati problemi di liquidità della Grecia, quanto per arginare la speculazione e regolamentare gli strumenti derivati come i credit default swap. L'Italia è anche a favore del finanziamento delle infrastrutture transfrontaliere in Europa con l'emissione di euro-bond per sostenere lo sviluppo e la crescita: purché senza ricadute sui debiti pubblici nazionali. Quel che l'Italia non vede bene, pur non riconoscendosi appartenente al gruppo dei paesi cosiddetti "periferici", è vedersi chiamata in gioco nell'erogazione di prestiti bilaterali ad Atene, allineando i paesi periferici a quelli cosiddetti "core". Anche se in serata la strada dei crediti bilaterali sembrava più lontana, restano le perplessità di Roma sull'idea di un coinvolgimento dei paesi che abbia un impatto sui costi del finanziamento del debito.

Farsi carico del servizio del debito pubblico greco, con un intervento italiano calcolato in percentuale dell'elevato peso dell'Italia sul Pil europeo, secondo trader e strategist avrebbe un effetto negativo, rischierebbe di allargare gli spread tra i BTp e i titoli di Stato tedeschi e aumentare il costo dei credit default swap sul debito italiano. Il costo della raccolta dell'Italia, e ancor più quello di Irlanda, Portogallo e Spagna, è decisamente superiore a quello dei paesi "core" come Francia e Germania e quindi un aiuto in qualsiasi forma alla Grecia ripartito tra tutti i Paesi dell'Eurozona, anche per importi minimi, peserebbe di più sulle finanze pubbliche degli stati periferici, è stato fatto notare ieri da fonti bene informate ai margini della riunione dell'Eurogruppo.

La posizione dell'Italia limitatamente alla condivisione della lotta alla speculazione e al giro di vite sui credit default swap è stata ribadita ieri dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, al termine di una colazione di lavoro a Bruxelles con il commissario Ue al mercato interno e ai servizi finanziari, il francese Michel Barnier. Tremonti ha detto ai giornalisti di trovarsi in sintonia con la linea di Francia e Germania per quanto riguarda le politiche antispeculazione e la stretta sui derivati, in particolare i cds. Dagli uffici del commissario Ue si è appreso che tra Barnier e Tremonti c'è stato «uno scambio di vedute ampio e completo» sui temi della supervisione finanziaria, della regolamentazione dei derivati e degli hedge fund, della revisione delle regole nel settore bancario e delle norme contabili. I due ministri concordano in un'azione europea più decisa sul fronte della riforma del sistema finanziario, attraverso un maggior coordinamento tra gli stati della Ue. Avviandosi verso il palazzo del Consiglio europeo, dove più tardi si sarebbe tenuta la riunione dell'Eurogruppo, Tremonti ha sostenuto ancora una volta che «i soldi che i governi hanno dato alla finanza sono stati in parte usati contro gli stessi governi. Quindi, paradossalmente i governi finanziano parte della speculazione».

Altra cosa per l'Italia sarebbe quella di partecipare in prima linea nell'erogazione di prestiti bilaterali alla Grecia o al rilascio di garanzie per abbattere gli spread sul debito pubblico greco. Una partecipazione in tal senso potrebbe riflettersi negativamente sul rischio-Italia. Quando la Germania e la Francia hanno annunciato di essere disposte a farsi carico del problema di liquidità della Grecia, i rendimenti dei titoli di Stato e i cds dei due paesi sono aumentati. «Se il mercato inizia a trasferire il rischio degli Stati periferici al rischio dei paesi "core", così come è già avvenuto con il trasferimento del debito privato in debito pubblico, i titoli del debito dei paesi "AAA" potrebbero essere penalizzati», ha commentato un bond strategist: al tempo stesso però aiutare la Grecia dovrebbe allentare le tensioni sull'euro, sull'eurozona e tutto l'impianto dell'unione monetaria. La tripla "A" però è inossidabile, come ha ricordato ieri Moody's nel terzo rapporto sugli Stati con massimo rating. «I paesi con la "AAA" (Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti tutti con outlook stabile di Moody's ndr.) sono al momento ben posizionati anche se si è sensibilmente ridotta la loro distanza dal declassamento», hanno confermato nello studio gli analisti sul debito sovrano guidati da Pierre Cailleteau. La minaccia della retrocessione è dunque lontana, anche se questi paesi non possono permettersi di rimandare il consolidamento dei conti pubblici, il contenimento di deficit/Pil e le dinamiche del debito/Pil, perché la loro «flessibilità non è infinita».

isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

16 marzo 2010
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