Il Gup del tribunale di Milano Simone Luerti mercoledì 17 marzo ha rinviato a giudizio quattro banche e 13 persone per la vicenda dei derivati sottoscritti dal Comune di Milano. In particolare, sono stati mandati a processo per l'accusa di truffa aggravata, con inizio il 6 maggio prossimo davanti a un giudice monocratico della quarta sezione penale del tribunale di Milano, Deutsche Bank, Depfa Bank, Ubs e Jp Morgan, insieme a Tommaso Zibordi e Arosio Carlo (dipendenti di Deutsche Bank), Gaetano Bassolino, figlio del governatore della Regione Campania, Matteo Stassano e Alessandro Foti (tutti di Ubs), Antonia Creanza, Fulvio Molvetti, Francesco Rossi Ferrini e Simone Rondelli (Jp Morgan), Marco Santarcangelo e Francis William Marrone (Depfa Bank) e Giorgio Porta, all'epoca dei fatti direttore generale del Comune di Milano, e il consulente dell'ente locale Mauro Mauri.
La chiave della inchiesta sui derivati sottoscritti dal comune di Milano, condotta dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, sta nel fatto che, secondo la procura, le banche hanno avuto un profitto illecito raggirando l'amministrazione locale. Analizzando i contratti del Comune di Milano con le banche, gli inquirenti hanno evidenziato che, al momento della sottoscrizione, per gli istituti di credito c'e' stato un guadagno immediato, mentre la normativa prevede che il valore del contratto sia nullo, ovvero i due contraenti devono partire dallo stesso livello. Con i contratti del comune di Milano, invece, le banche hanno avuto un guadagno immediato al momento della sottoscrizione che poi hanno messo a bilancio come profitto, in ottemperanza dei principi contabili internazionali (Ias 39).
Quindi quel guadagno e' stato reale, non "virtuale" come hanno cercato di sostenere le difese degli istituti di credito. Secondo gli avvocati, per capire se la banca avesse guadagnato o meno dal contratto si sarebbe compreso solo alla scadenza dello stesso. Per la procura, invece, dal momento in cui nei bilanci delle banche il profitto implicito del derivato veniva messo tra i profitti e quindi andava a formare l'utile non si puo' negare che quei profitti erano reali e immediati. Nel dettaglio, scrivono i magistrati: "la struttura (dei contratti, ndr), nei termini proposti, non rispettava il valore nullo dello swap all'atto della sua stipula secondo la costante prassi e l'uniforme condotta di mercato, mentre il valore attuale della posizione delle controparti bancarie a tale momento era invece di 52.689.907 euro, valore generato dalla differenza tra il valore attuale delle quote di capitale da versare annualmente alle banche da parte del comune e quello attuale del capitale da restituire al comune da parte delle banche in una unica soluzione al 29 giugno 2035 (data della scadenza del contratto, ndr), cui deve sommarsi la differenza tra il valore attuale delle quote di interessi da versarsi da parte del comune alle banche e quello attuale delle quote di interessi da versarsi da parte delle banche al comune". La procura di Milano ha fatto sequestrare oltre 100 milioni di euro alle banche, considerando che a tanto ammonterebbero i guadagni illeciti: oltre ai 50 milioni alla stipula del contratto vanno aggiunti anche i guadagni frutto delle successive rinegoziazioni, anche quelle fatte cagionando un danno all'ente locale.
Per quanto riguarda, invece, l'accusa di aver tratto in inganno l'amministrazione comunale, questa parte dal presupposto che i contratti sottoscritti erano fatti in base alla legislazione inglese. Questa prevede che le amministrazioni comunali siano considerate intermediari per le banche e quindi soggetti che devono godere di una serie di tutele. Dal momento in cui la banca modifica lo status dell'amministrazione locale considerandola un soggetto suo pari deve avvertire gli amministratori che in questo modo il comune, o l'ente, sta perdendo tutte le tutele di cui gode.Tale avvertimento pero' non e' stato fatto e, quindi, sostiene la procura di Milano, il Comune e' stato ingannato. (Agenzia Radiocor)