La grande tigre cinese ha ripreso a ruggire. E le piccole tigri asiatiche tornano anch'esse a far sentire la propria voce. Più forte di prima della crisi. E, soprattutto, grazie all'avanzata delle nuove masse consumatrici.
È così per l'Indonesia la cui affidabilità creditizia, dopo Moody's e Fitch, è stata aumentata la scorsa settimana anche dall'agenzia di rating Standard&Poor's per la prima volta in quattro anni: buone le performance economiche nel 2009 (+4% il Pil) e migliori le previsioni per l'anno in corso a detta della Banca centrale di Giakarta (+6-6,5%). Nonostante le polemiche politiche di vertice, le riforme continuano dunque a oliare i meccanismi dell'economia. Merito soprattutto della signora Sri Mulyani Indrawati, apprezzato ministro delle Finanze dell'arcipelago che ospita la più grande comunità islamica del mondo.
Ma è così anche per Taiwan e Thailandia. Per entrambi i paesi i risultati del quarto trimestre 2009 hanno superato le previsioni degli analisti. Per Formosa il Pil ha registrato un robusto +9,22% anno su anno, vale a dire la crescita più alta degli ultimi cinque anni e mezzo e di ben tre punti percentuali superiore alle attese. Per Bangkok invece la corsa è stata la più veloce degli ultimi dieci anni (+5,8% anno su anno), a dispetto delle incertezze politiche derivanti dalla cattiva salute dell'anziano e molto amato re, come degli scontri tra i sostenitori dell'attuale governo e quelli dell'ex premier Takhsin Shinavatra: "onda gialla" contro "onda rossa", che anche ieri si sono fronteggiate nelle strade della capitale. Incertezze che non sembrano per ora frenare la corsa della "Detroit dell'Asia", cosiddetta per l'avanzata industria di componentistica auto che, con l'elettronica, ha contribuito alle fortune economiche thai.
Ma buone notizie arrivano anche da Malaysia e Vietnam, legate a quella che pure per questi protagonisti appare come una svolta epocale. In passato la grande e le piccole tigri hanno costruito il loro sviluppo sull'export e la domanda in arrivo da Usa ed Europa. Oggi però il carburante nei loro motori ha un miscela ben diversa: più consumi privati, più turismo ma, soprattutto, più commerci intra-asiatici.
Se la domanda di consumi resta asfittica nei paesi industrialmente avanzati e la disoccupazione resta alta, in Asia l'occupazione ha ripreso a tirare e così i consumi, grazie anche agli incentivi governativi volti a stimolarli. E le spese delle schiere dei neonati turisti cinesi (nel 2009 più di un milione si è travasato per la prima volta in Malaysia), coreani o mediorientali fanno ancor più da volano rendendo più solida e gagliarda la ripresa delle economie del Far East e del Sud-Est asiatico. Una corsa di cui si avvantaggiano anche le imprese occidentali che da tempo hanno scommesso su quest'area. E non solo sui giganti cinese e indiano. Ma anche sul Vietnam, una delle economie di cui più si sentirà parlare - a detta degli esperti - nel mondo capovolto di questo 2010. E così le piccole tigri crescono.