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UniCredit, domani i conti
Su banca unica cda in aprile

di Vittorio Carlini

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16 marzo 2010
Cala la tensione in UniCredit. C'è l'accordo su banca unica (Nella foto, l'ad di Unicredit Alessandro Profumo)

Giornate convulse per UniCredit, alla vigilia della presentazione dei conti annuali del 2009 (oggi il cda di approvazione domani la pubblicazione). Ieri, nel pomeriggio, è venuta alla luce la tensione tra le fondazioni e i soci privati da una parte e l'amministratore delegato del gruppo Alessandro Profumo. Un malumore scaturito dal progetto di banca unica, che ha in Profumo il suo creatore e primo sostenitore. A ben vedere l'impasse, stando alle indiscrezioni riportare dal Sole24ore, è nato sull'attribuzione delle deleghe operative-gestionali.

Rinviata la decisione su banca unica
Le voci, circolate sia per tutta la serata di ieri e la mattina di oggi, indicavano una situazione tesa che avrebbe potuto portare anche a scelte irrevocabili. Dopo però una lunga discussione, anche tesa, il comitato strategico della banca ha trovato un punto di mediazione sul progetto di Banca Unica. «Il comitato - si legge in una nota pubblicata da Piazza Cordusio -, considerando in maniera favorevole il progetto One4C, d'intesa con il management, raccomanderà al Cda» di convocare un consiglio d'amministrazione straordinario il 13 aprile. «Una seduta dedicata all'approfondimento e decisione finale sul progetto». Il presidente di UniCredit, Dieter Rampl dal canto suo ha sottolineato che c'è bisogno «di più tempo per analizzare il progetto» è si è detto convinto che «questa sia la soluzione migliore per la banca».

Sembra così, per adesso, allontarsi la pressione su Profumo. Ma quale la materia del contendere? La crescita di dimensione di UniCredit avvenuta in Italia e soprattutto nel Centro-Est Europa, ha dato vita ad un gruppo molto articolato che, secondo la tesi dei "frondisti", richiede dei punti di riferimento certi a livello di management. Il che, a loro parere, non sarebbe. La creazione del bancone (come è stata ri-battezzata l'operazione dai dipendenti del gruppo) prevede una semplificazione dell'organizzazione attraverso l'accorpamento delle cinque banche controllate dalla holding: Unicredit Banca di Roma, UniCredit Banca, Unicredit Private Banking, Unicredit Corporate Banking e, infine, Banco di Sicilia. Un'operazione che, proprio in Italia, crea un soggetto in cui è prevista una gestione da parte di tre capi rete: Gabriele Piccini, Piergiorgio Peluso e Dario Prunotto. Cui dovrebbero aggiungersi sette presidenti territoriali che coordineranno le diverse aree geografiche. Un'impostazione troppo lontana "dalla base", secondo i critici.

Fondazioni e presidii locali
Non è difficile immaginare infatti che, nella visione soprattutto delle fondazioni, con il nuovo modello scompaiono quei presidii locali che UniCredit assicurava nelle città delle principali fondazioni azioniste con, anche, il relativo compendio di rappresentanza di interessi e poteri locali. In tal senso Giovanni Quaglia, vice presidente della Fondazione Crt ha detto di vedere «con favore la decisione finale su Banca Unica» posticipata al 13 aprile. Grazie al bancone «Torino perde il Private Banking, Bologna il Retail e Verona il Corporate - dice Qualglia -. Queste tre società diventerebbero divisioni, scomparirebbero i cda e il presidio sul territorio da parte delle fondazioni, che è il nodo centrale di questa discussione, rischia di allentarsi».

Ciò detto, non è comunque mancato chi di fatto ha espresso una posizione "solidale" con Profumo. «Con le altre fondazioni eravamo rimasti su una condivisione di impostazione», del piano per la banca unica ha detto a Radiocor il presidente della fondazione Manodori, Gianni Borghi. «Dei malumori degli azionisti ho letto dai giornali stamattina - ha spiegato - ma noi eravamo d'accordo su un'impostazione comune».

Non è solo una questione di governance.
Sullo sfondo della conflittualità emersa in questi giorni rimane anche la vicenda della nomina dei nuovi vertici di Generali e di Mediobanca, dove UniCredit è il maggior azionista. Piazza Cordusio, rappresentata in piazzetta Cuccia da Rampl, dovrà dare l'indicazione di chi eventualmente inserire nella "casella" della presidenza, nel caso in cui Cesare Geronzi (attuale presidente di Mediobanca) prenda la strada per Trieste. Profumo ha già fatto presente di voler dire la sua sul nuovo vertice di Mediobanca e la presa di posizione delle fondazioni sul "bancone" non rafforza la sua posizione. Bisognerà, quindi, vedere fin dove gli azionisti vorranno arrivare.

Tra conti e dividendo
Infine, però, non va dimenticato il tema dei conti. Va bene il nodo della governance e delle deleghe; vanno bene le grandi manovre ai vertici del Leone di Trieste e di piazzetta Cuccia. Ma diversi operatori sottolineano anche l'importanza del dividendo: gli analisti stimano che, per il 2009, dovrebbe essere indicata una cedola compresa tra 0,02 e 0,03 euro, dopo quella in azioni sul bilancio 2008. E si sa, per le fondazioni, la cedola è un cashflow fondamentale.

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16 marzo 2010
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