Giulio Tremonti sembra essere un ministro delle Finanze europeo "non interamente convinto" dell'idea di istituire un nuovo Fondo monetario europeo. Lo fa notare sul Financial Times Paul Betts nella sua rubrica "European View". Con il titolo "Tremonti apre il fuoco".
Al seminario Aspen svoltosi a Venezia lo scorso weekend – si legge sul Ft"- il ministro italiano ha detto che, invece, il Fondo monetario internazionale potrebbe svolgere un ruolo in un eventuale pacchetto di aiuti per la Grecia, o per qualsiasi altro Paese europeo.
"Dopotutto, l'Fmi dovrebbe agire come una banca. E poiché i Paesi europei contribuiscono a finanziare l'Fmi perché presti denaro in giro per il mondo, allora perché non dovrebbero attingere al suo capitale e know-how?", scrive il Ft riassumendo il pensiero di Tremonti.
A Venezia, continua Betts, Tremonti si è tuttavia mostrato d'accordo con gli altri "policy-maker" europei nell'attaccare gli speculatori finanziari che giocano con i derivati per "fare soldi, destabilizzare i Paesi presi di mira e indebolire l'euro".
Anzi, Tremonti ha rilanciato la sua idea che l'Unione europea faccia emissioni di eurobond e coordini la vendita di bond governativi denominati in euro per aiutare a contrastare la speculazione finanziaria.
Ha anche detto che è ora di smetterla di parlare di "pigs" (maiali, ndr), l'acronimo "popolare e un po' offensivo" – spiega Betts - per indicare i Paesi "del Club Med dell'alto deficit", tra cui Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. Tremonti suggerisce invece di concentrare l'attenzione sui Paesi anglosassoni patria degli speculatori che stanno provocando gli attuali problemi.
I cosiddetti "pigs" – continua il Ft - sono diventati vittima di quelli che Tremonti ha chiamato i Paesi "fire" (fuoco, ndr), "il suo acronimo per tutti i problemi della globalizzazione del libero mercato: la finanza, le assicurazioni e l'immobiliare" (finance, insurance, real estate). Ma per estinguere "il fuoco della speculazione", conclude Betts, è necessario un approccio convergente delle nazioni del G20 per introdurre le regole e la trasparenza necessarie.
Dell'ipotesi di un Fondo monetario europeo si occupa anche un'analisi di Stephen Fidler sul Wall Street Journal, intitolata "Il Fondo europeo guadagna consensi".
La Commissione europea lunedì ha fatto sapere che sta preparando proposte per la creazione di un Fondo di salvataggio per i Paesi dell'eurozona in difficoltà. Le idee saranno presentate a metà anno.
L'iniziativa – si legge sul Wsj - "sarebbe un passo verso un maggiore coordinamento dei bilanci pubblici, che gli economisti considerano essenziale per evitare crisi future e garantire la sopravvivenza a lungo termine dell'euro".
L'idea di un Fondo europeo, in Germania, ha l'appoggio del ministro delle Finanze Wolfgang Schauble e del cancelliere Angela Merkel, ma è visto con preoccupazione da Jurgen Stark, membro tedesco del comitato esecutivo della Bce, che teme che un fondo del genere si traduca in "incentivi sbagliati", spingendo i governi ad agire irresponsabilmente poiché hanno il salvataggio assicurato.
In Francia – continua Fidler – il ministro delle Finanze di Christine Lagarde fa sapere che si tratta di "un'idea interessante", ma da considerare nell'ambito del più ampio dibattito del miglioramento della gestione dell'eurozona. Il governo francese propone infatti di creare un vero "governo economico" dell'unione monetaria.
Il presidente italiano Giorgio Napolitano – nota il Wsj – rispondendo alla domanda se l'Europa abbia bisogno di un Fondo monetario ha detto recentemente: "C'è consapevolezza che il nostro arsenale comune manca degli strumenti per prevenire e controllare con efficacia queste crisi quando sono attaccati Paesi vulnerabili".
Quanto alla Grecia, il premier greco George Papandreou ha detto, in occasione della sua visita a Washington, che il Fondo monetario europeo potrebbe servire come soluzione "a medio termine" al problema di come mettere insieme una risposta finanziaria coordinata nell'Ue. Ha anche menzionato come possibilità gli eurobond e la garanzia di un bond europeo.
Un Fondo europeo, prima di essere utilizzabile, dovrebbe superare molti ostacoli politici, osserva il Wsj. Una questione da risolvere è "se si possa creare un fondo senza cambiare un trattato europeo che richiederebbe un difficile processo di ratifica tra i 27 Stati membri".