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Cameron e Clegg cominciano dalla riforma delle banche

di Leonardo Maisano

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21 maggio 2010

Un anno per rivoluzionare il sistema bancario britannico. David Cameron e Nick Clegg, premier e vice premier della neonata coalizione che governa Londra, hanno definito il programma che li unirà nel mandato congiunto a Downing Street. Le priorità restano quelle già individuate nell'accordo di base, ma ora sono stati definiti i dettagli e scanditi i tempi di quella che il Times ha chiamato «a british revolution». Al primo posto del programma e non solo - crediamo - per ragioni di ordine alfabetico, c'è la riforma del sistema bancario.

Il governo Con-Lib ha deciso di istituire una Commissione che entro un anno dovrà delineare la strategia per dividere le banche retail da quelle di investimento. Non sono andati oltre l'annuncio, lasciando al nuovo organismo che è già al lavoro il compito di definire obiettivi, tempi e strategie di una trasformazione che sarebbe epocale e non solo per la Gran Bretagna. Una delle conseguenze ultime dovrà, comunque, essere il rapido ritorno a una più agevole concessione del credito che la crisi ha bloccato e solo ora, marginalmente, rimesso in movimento. Priorità che il nuovo esecutivo vuole affrontare subito - senza cioè attendere il documento sulla riforma globale - per ridare ossigeno alle piccole e medie imprese che più soffrono dalle conseguenze del credit crunch.

Sul fronte bancario Cameron e Clegg hanno riaffermato anche l'intenzione di creare un'imposta straordinaria a carico degli istituti di credito e di mettere fine alla cultura dei bonus, almeno nella misura astronomica vista a Londra in questi anni. I conservatori sono poi riusciti a fare passare, nonostante le resistenze dei liberaldemocratici, l'idea di dare alla Banca d'Inghilterra più poteri nella regolamentazione dei mercati, a scapito della Fsa, la Consob inglese.

Gli altri punti del programma sono il frutto di un delicato compromesso come quello sulla revisione del deterrente nucleare Trident in cui i LibDem hanno indicato che la loro posizione resta differente e autonoma dal resto della compagine di governo. Ma c'è assoluta intesa sulla necessità, per esempio, di introdurre una legge per la libertà, ridando centralità alla società e all'individuo, attraverso una serie di riforme specifiche inclusa, per esempio, quella sulle telecamere per le strade considerate eccessivamente intrusive. Ci sarà un tetto all'immigrazione non comunitaria, ma, soprattutto, è caduto l'ultimo velo sulla riforma del sistema elettorale. Il referendum sull'introduzione del modello australiano è stata riaffermato e sarà lanciato in coincidenza con una serie di riforme che muteranno i contorni dei collegi elettorali e la durata del parlamento. Londra avrà infatti una Camera dei Comuni con mandato fisso di cinque anni e non, come ora, regolata da un mandato più flessibile, a discrezione del premier che deve solo rispettare il margine massimo di durata della legislatura.

21 maggio 2010
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