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La mossa di Berlino bocciata operatori e mercati

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19 maggio 2010

Inutile, insignificante, intempestiva. Sono molti gli aggettivi usati da operatori, esperti, istituzioni per commentare la decisione di oggi della Germania di vietare lo short selling "nudo" sui titoli di stato governativi Ue. E non solo.

C'è chi, per motivi diplomatici, usa parole soft. È il caso il commissario europeo al Mercato interno Michel Barnier. «Capisco - ha detto - le preoccupazioni tedesche» sul possibile impatto delle vendite allo scoperto «in un contesto di mercati finanziari incerti e volatili». Per poi, però, aggiungere che le sospensioni temporanee: «Sarebbero anche più efficaci se coordinate a livello europeo».

«È stato mandato un messaggio "sfortunato"», dice Simon Tilford, chief economist del Centre for European Reform, un think tank di Londra. «Ancora una volta suggerisce l'idea che i tedeschi non comprendono che il problema non sono i mercati. Questi, invece, sono nel giusto quando si mostrano dubbiosi circa la sostenibilità di Eurolandia, almeno nelle attuali forme».

«Il mercato vede una politica inadeguata e considera un simile atto come un gesto della disperazione e un rifiuto di affrontare i veri problemi», dice Brian Yelvington, capo del reddito fisso di Knight Libertas LLC in Greenwich, Connecticut.

«Questa mossa - aggiunge Stefan Isaacs, gestore di M&G European Corporate Bond Fund - ha avuto l'effetto di creare ulteriori timori sui già fragili mercati finanziari. A questi non piace la mancanza di trasparenza e simili azioni appaiono draconiane e non coordinate. Il fatto che
il divieto sia stato annunciato dopo la chiusura dei mercati europei, e che sia stato implementato solo poche ore dopo, non è nient'altro che una mossa avventata, che ha portato il mercato a speculare su problemi più gravi e ignoti».

Con riferimento, poi, al divieto di vendite allo scoperto di dieci titoli finanziari tedeschi, Julian Callow e Thorsten Polleit, economisti di Barclays Capital, scrivono che si tratta di un proveddimento «che riflette il desiderio di compiacere l'opinione pubblica tedesca quando è entrato nel vivo il dibattito parlametare sulla correzione dei conti pubblici». Come dire: il suo effetto non è reale.

Senza dimenticare, infine, che molti operatori ricordano come un divieto su un singolo mercato può essere benissimo by-passato con l'operatività realizzata da altri paesi. «La maggior parte degli scambi di strumenti derivati vietati dalla Germania - dice Isaacs - avviene in realtà al di fuori della Germania stessa. Le autorità tedesche non hanno la giurisdizione legale per implementare il divieto nei maggiori centri finanziari come Londra e New York, relativamente alle istituzioni con sede al di fuori della Germania».

19 maggio 2010
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