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Merkel: tassa sulla finanzadi Beda Romano |
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21 maggio 2010
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Dopo mesi di apparenti incertezze e tatticismi il cancelliere Angela Merkel sta cercando di mostrare leadership. Ieri ha tentato ancora una volta di convincere i tedeschi ad accettare il pacchetto di aiuti europei ai paesi più deboli della zona euro, cavalcando l'idea di una tassa sulle attività finanziarie. L'ipotesi è ancora tutta da definire, ma è vista di buon occhio da un'opinione pubblica molto critica nei confronti delle banche. «Non bisogna essere particolarmente perspicaci per indovinare che non sarà un tema su cui ci accorderemo fin dalla prima cena - ha detto la signora Merkel durante una conferenza a Berlino - ma non penso che faremmo fallire i mercati se introducessimo una tassa internazionale. Farò campagna in questo senso». L'idea circola da qualche settimana. Verrà discussa in occasione di un vertice del G-20 in Canada alla fine di giugno. In un momento di accese critiche al sistema bancario, accusato da più parti in Germania di essere responsabile della crisi finanziaria, il cancelliere tedesco vuole assolutamente strappare un accordo a livello internazionale da usare anche in politica interna. Ma non è chiaro a cosa pensi il governo tedesco: a una Tobin Tax, in altre parole a un'imposta sulle transazioni finanziarie? O a una tassa sulle attività finanziarie, come proposto dal Fondo monetario internazionale? In ogni caso, «la mia richiesta al G-20 e alla presidenza sud-coreana (che prenderà dal Canada la guida di questo consesso nei prossimi mesi, ndr) è la seguente: penso che questo compito debba essere portato avanti anche dai paesi che non sono stati toccati dalla crisi», ha detto la signora Merkel durante una conferenza organizzata per illustrare le priorità tedesche nella regolamentazione finanziaria. Il tema di una tassa sui mercati ha già suscitato dissensi nei mesi scorsi. Ieri il segretario al Tesoro canadese Tim Macklem ha ammesso che «non vi è un consenso» sulla questione e «mancano soluzioni uniformi». La Francia, in particolare, ha seguito l'esempio tedesco nelle scorse settimane con la messa a punto di una tassa nazionale sui profitti bancari, ma ieri il ministro delle Finanze Christine Lagarde è rimasto vago su un'imposta più generale: siamo «sulla stessa linea», ha detto, senza però precisare quale essa sia. La verità è che la Germania sta combattendo su più fronti in modo confuso. Negli ultimi giorni, il governo democristiano-liberale ha presentato un programma di rafforzamento del patto di stabilità; ha vietato unilateralmente le vendite allo scoperto; ha insistito sull'idea di una tassa sui mercati finanziari. Dopo mesi di incertezze dinanzi agli sviluppi della crisi greca, il cancelliere è partito all'attacco per meglio difendere le priorità tedesche. A breve termine probabilmente il suo obiettivo è quello di rassicurare l'opinione pubblica tedesca, preoccupata dalla crisi dell'euro e arrabbiata con le banche per la gravissima crisi finanziaria. Oggi il parlamento tedesco - uno dei primi a compiere questo passo - dovrebbe approvare un pacchetto composto da garanzie finanziarie per 440 miliardi di euro che serviranno ad aiutare gli anelli deboli della zona euro. La quota tedesca è di circa 130 miliardi. Questo paracadute europeo non piace a molti in questo paese. Ieri il presidente dell'istituto bavarese Ifo Hans-Werner Sinn ha sostenuto che non vi sono in questo momento «rischi sistemici». Al contrario, secondo l'economista tedesco, il pacchetto finanziario a favore della zona euro «comporta incalcolabili pericoli per la Germania e provocherà sicuramente un rallentamento della sua crescita economica». Secondo il capogruppo della Cdu al Bundestag Volker kauder il passaggio del progetto di legge è da considerarsi cosa fatta. Ieri i partiti hanno organizzato un voto di prova che ha avuto successo, tenuto conto dell'ampia maggioranza Cdu-Fdp alla Camera Bassa: solo sette deputati della coalizione di governo hanno votato contro e due si sono astenuti. Dal canto suo il partito socialdemocratico ha detto che in linea di massima si asterrà.
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