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Gli immigrati sono il 6,2%
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30 ottobre 2007
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Sono 3.690.000 i cittadini stranieri regolari in Italia, comunitari e non, alla fine del 2006, pari al 6,2% della popolazione totale. Un flusso continuo che, grazie anche all'aumento delle quote annuali, e ai ricongiungimenti familiari, ha portato la popolazione immigrata ad aumentare di un sesto (oltre mezzo milione di unità) alla fine del 2006. Sono i dati diffusi oggi dal Dossier Statistico Caritas sull'immigrazione calcolati partendo dalle 3.035.000 presenze regolari stimate a fine 2005 (stima vicina al dato ipotizzato dall'Istat), aggiungendo i nuovi nati del 2006 (poco meno di 60.000) e le domande presentate per assumere lavoratori sulla base delle quote fissate nel 2006. I visti rilasciati per ricongiungimento familiare sono stati 82.330; quelli per studio universitario o comunque studio di una certa stabilità in Italia ,19.604; i visti rilasciati per motivi religiosi 3.191 e quelli rilasciati per residenza elettiva 928. Degli stranieri che vivono regolarmente nel nostro Paese, 6 su 10 sono inseriti nel Settentrione (33,7% nel Nord Ovest e 25,9% nel Nord Est, in termini assoluti circa 1 milione e 250 mila nella prima area e quasi 1 milione nella seconda); circa 1 milione vivono nelle regioni del Centro (26,6%) e più di mezzo milione nelle regioni del Sud (13,8%). Se anche nel biennio 2007-2008 i flussi continuassero con la stessa vivacità - evidenzia il Dossier - i cambiamenti sarebbero notevoli: la Lombardia passerebbe da 850.000 a più di un milione di presenze; il Veneto, l'Emilia Romagna e la provincia di Roma supererebbero il mezzo milione di unità; il Piemonte sfiorerebbe le 400 mila, la Toscana le 350 mila, la Campania le 200 mila e le Marche le 150 mila unità, mentre al di sotto delle 100 mila unità resterebbero solo il Trentino Alto Adige e l'Abruzzo (per giunta non lontane da quel livello), insieme alla Sardegna, alla Basilicata, al Molise e alle Valle d'Aosta. Già attualmente la Lombardia accoglie un quarto di tutti i residenti stranieri e, insieme ad altre regioni del Nord e del Centro, totalizza i valori più alti, sia per quanto riguarda l'incidenza degli immigrati sulla popolazione residente che quella dei minori tra la popolazione straniera. La presenza straniera é costituita per la metà da europei: in particolare, quelli dell'Est Europa, dal 2000 al 2006, sono aumentati di 14 punti percentuali, mentre l'Africa ne ha persi 5 e l'Asia e l'America 2 ciascuna: tutte le aree, comunque, sono notevolmente cresciute numericamente. La Romania (556.000 presenze, secondo la stima del Dossier) sfiora un sesto del totale (15,1%) e distanzia di quasi cinque punti il Marocco (387.000) e l'Albania (381.000). Poco meno di 200.000 unità hanno l'Ucraina (195.000) e la Cina Popolare (186.000), entrambe con la percentuale del 5%. Le Filippine si attestano a quota 113.000, cifra dalla quale non sono lontane la Moldavia, la Tunisia, l'India e la Polonia. Vi é quindi un gruppo compreso tra le 80.000 e le 50.000 unità: Serbia, Bangladesh, Perù, Egitto, Sri Lanka, Ecuador, Macedonia, Senegal, Pakistan e Stati Uniti. E' diversa, invece, la graduatoria dei residenti stabili, che a livello nazionale vede l'Albania precedere, nell'ordine, il Marocco e la Romania. Nel Friuli Venezia Giulia i cittadini dei paesi dell'ex Jugoslavia costituiscono quasi un quarto del totale (per la vicinanza geografica); gli ecuadoriani sono un quinto degli stranieri nella Liguria (per i rapporti di quella regione con l'America Latina); i filippini e i polacchi sono molto ben rappresentati nel Lazio, e specialmente a Roma, che abbisogna di numerosi collaboratori e collaboratrici presso le famiglie ed esercita anche una particolare attrazione come centro del cattolicesimo. Il Nord Italia continua ad essere il principale polo di attrazione delle presenze per lavoro (59% sul totale nazionale), il Centro si trova nettamente distaccato (26,4%) e ancora di più il Meridione (14,7%).
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