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Prodi: «Sul welfare decido io»

di Chiara Beghelli

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27 novembre 2007


Dopo l'incontro a Palazzo Chigi della serata di lunedì fra il Presidente del Consiglio Romano Prodi, il sottosegretario alla Presidenza Enrico Letta e i ministri dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa e del Lavoro Cesare
Damiano, il governo si prepara a presentare al voto del Parlamento il Ddl sul welfare. Ancora da decidere il testo sul quale il governo porrà la fiducia, probabilmente una mediazione tra il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri e quello modificato in Commissione alla Camera.
Sul welfare si sta consumando un vero e proprio braccio di ferro nella maggioranza, e sembra quasi scontato il ricorso al voto di fiducia: il Consiglio dei Ministri l'ha autorizzato, ma formalmente l'esecutivo non ha preso alcuna decisione in questo senso.

Il nodo politico da sciogliere riguarda il testo da votare, ossia l'articolato uscito dall'esame della Commissione, con le relative modifiche, o quello che recepisce interamente il Protocollo tra Governo e parti sociali. L'ala di sinistra, con Prc in testa, chiede infatti che il Parlamento debba esprimersi sulle modifiche introdotte in Commissione; i diniani, invece, ribattono sull'opportunità che il ddl rifletta interamente il protocollo e quindi che non vengano minimamente ratificate le modifiche della Commissione. In caso contrario, sono pronti a votare contro.
Anche sindacati e Confindustria sono di quest'avviso, e sabato scorso il leader degli industriali Luca Cordero di Montezemolo ha fatto sapere che il Governo si gioca, su questo, la sua credibilità.
Per il governo è impensabile un ritorno puro e semplice al testo originario, azzerando il lavoro del Parlamento. Probabilmente, quindi, l'esecutivo presenterà un testo di mediazione tra quello del 23 luglio e quello approvato dalla commissione Lavoro di Montecitorio. Al momento, dunque, l'ipotesi che sembra farsi strada è quella di lavorare sulla parte del pacchetto che riguarda i contratti a tempo determinato. La commissione lavoro della Camera, infatti, ha introdotto un tetto di otto mesi ad eventuali proroghe successive ai trentasei mesi, mentre si starebbe cercando di eliminare o annacquare il riferimento agli otto mesi. Un altro punto su cui si sta cercando una soluzione è il tema dei lavori usuranti, che Prodi potrebbe assumere a sè contando sulla delega prevista. Infine, il job on call e lo staff leasing, su cui i diniani non si sono mostrati intransigenti

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