Si fanno meno rosee le prospettive dicrescita economica e c'è un rischio di peggioramento per l'Italia, ha ammesso ieri a Bruxelles, al termine della riunione dei ministri dell'Eurogruppo, Tommaso Padoa Schioppa. E subito ne ha spiegato il motivo: «L'Italia continua a perdere competitività e quindi si ritrova in condizioni di minore capacità competitiva ». Non a caso il nostro paese continua a registrare il peggior tasso di crescita dell'area euro e non a caso Bruxelles ha appena ridotto la sua stima dall'1,7 all'1,4% per il 2008.
Ma c'è dell'altro.Pur confermando che l'Italia insieme al Portogallo uscirà in primavera dalla procedura anti-deficit eccessivo (sopra il 3% del Pil), Jean-Claude Juncker, il presidente dell'Eurogruppo, ha espresso «preoccupazione perchè non tutti i paesi dell'area hanno tratto la lezione dagli errori del passato, con il risultato che si registra un rallentamento nel processo di risanamento strutturale dei conti pubblici, nonostante entro il 2010 tutti i paesi dell'area si sia impegnati a raggiungere l'equilibrio di bilancio».
Il commissario Ue agli Affari economici e monetari è andato oltre: ha suddiviso i paesi in tre gruppi e ha messo l'Italia in quello dei reprobi. «Speriamo che l'uscita nel 2008 di Italia e Portogallo dalla situazione di deficit eccessivo si concretizzi» ha esordito Joaquin Almunia. Sul fronte dell'aggiustamento strutturale - ha comunque tenuto a sottolineare- se si guarda alle previsioni per il 2007 e 2008 possiamo distinguere tre gruppi di paesi». Eccoli.
Quelli che hanno già raggiunto il pareggio di bilancio, che sono Irlanda, Spagna, Lussemburgo, Olanda e Finlandia e Germania. Quelli che ancora non lo hanno fatto ma sono molto vicini: Austria, Slovenia, Belgio e Cipro. E infine quelli che «ancora sono lontani, che sono Italia, Francia, Malta, Portogallo e Grecia, anche se quest'ultima è la sola che prevede, come dagli impegni presi, un aggiustamento strutturale dello 0,5% del Pil nel 2008». Da Bruxelles e dai partner insomma una nuova reprimenda, proprio quando l'economia rallenta e il rigore finanziaria diventa più difficile da attuare.