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Un pentito, la villa e poi il blitz

di Nino Amadore

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Martedí 06 Novembre 2007

Li hanno presi in un "villino" nelle campagne di Giardinello, paese del palermitano a cavallo tra Montelepre e Partinico nel giorno della memoria dedicato a tutte le vittime di mafia. Erano in quattro: lui, Salvo Lo Piccolo (65 anni), detto il Barone e oggi considerato il nuovo capo di Cosa nostra, il figlio Sandro (32 anni), Andrea Adamo, reggente del mandamento mafioso di Brancaccio e Gaspare Pulizzi, boss di Carini. Secondo indiscrezioni, smentite dal capo della Procura di Palermo Francesco Messineo, i latitanti sarebbero stati arrestati grazie alle indicazioni di un ex fedelissimo dei Lo Piccolo, il boss Francesco Franzese arrestato ad agosto.

Gli uomini della sezione catturandi della questura di Palermo hanno interrotto un summit e la latitanza del boss di San Lorenzo che durava da 24 anni e del figlio che invece era alla macchia dal 1998. Non è stato un arresto privo di tensione: i poliziotti hanno dovuto sparare in aria prima che i quattro si arrendessero. I boss hanno tentato di disfarsi di decine di pizzini gettandoli nel water ma i poliziotti sono riusciti a recuperarli: si tratta di lettere, molte delle quali scritte a penna, ricevute da altri mafiosi. Pizzini in perfetto stile Provenzano, colui che Salvatore Lo Piccolo chiamava affettuosamente «zio» e da lui era affettuosamente ricambiato: Salvo era il numero 30 nei pizzini di zu Binnu mentre il figlio Sandro era il numero 31. Lui, al momento dell'arresto, è scoppiato in lacrime davanti agli agenti, e ha detto al padre: «Ti amo papà».

La benevolenza di Bernardo Provenzano prima e una retata ordinata dalla Procura di Palermo poi hanno evitato che i Lo Piccolo finissero stritolati dalla macelleria mafiosa perché accusati di volere il ritorno degli scappati, gli esponenti delle famiglie mafiose fuggiti negli Usa per non essere eliminati dai corleonesi di Riina. La soddisfazione in città ma non solo ha ancora una volta avuto per simbolo i ragazzi di Addiopizzo i quali, all'arrivo degli arrestati in Questura, hanno stappato bottiglie di spumante.

«L'arresto dei Lo Piccolo è sicuramente un successo che dimostra come la mafia non sia invincibile e come il lavoro di squadra consenta di ottenere grandi successi investigativi» è stato il commento del pm Gaetano Paci che con i colleghi Domenico Gozzo e Francesco Del Bene coordinati dal procuratore aggiunto Alfredo Morvillo ha seguito le indagini. I magistrati, primo tra tutti il capo della Direzione nazionale antimafia Pietro Grasso, sanno di aver fermato gli esponenti di una mafia in grado di utilizzare al massimo consigli e servigi di classi professionali, di quella «zona grigia – dice il presidente della commissione Antimafia Francesco Forgione – fatta di professionisti e complici.

I Lo Piccolo sono protagonisti della nuova ristrutturazione del dopo Provenzano, punto di mediazione con i boss americani, attenti alla dimensione economica e imprenditoriale delle cosche». Tutti sanno che ora si apre un altro impegnativo scenario: la caccia, mai interrotta, a Matteo Messina Denaro (45 anni) che così arriva a essere il solo al comando. Il ministro dell'Interno Giuliano Amato, che parla di risultato starordinario e di lotta da proseguire senza tregua, oggi incontrerà al Viminale i vertici delle forze di polizia e della magistratura e una rappresentanza degli uomini della polizia di Palermo. L'incontro sarà l'occasione per fare il punto sul contrasto alla criminalità organizzata. Per il Presidente del Consiglio Romano Prodi che ha inviato al Capo della Polizia, Antonio Manganelli, un messaggio di congratulazioni, «è un successo dello Stato, della legalità civile e di tutti i cittadini onesti».

Soddisfatti gli imprenditori siciliani. «L'arresto dei Lo Piccolo segna un ulteriore e importante risultato nella lotta alla mafia: è la conferma che lo Stato c'è» è stato ieri il commento del vicepresidente nazionale di Confindustria, Ettore Artioli, del presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, e del presidente di Confindustria Palermo, Nino Salerno.

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