Il presidente romeno Traian Basescu condanna gli attacchi contro i propri connazionali in Italia e critica senza mezzi termini il "decreto espulsion" approvato venerdì dal governo italiano: «Misure improvvisate, che generano paura e risvegliano l'odio possono essere inique e possono causare altri effetti rispetto a quelli sperati», le ha definite Basescu.
«In qualità di capo dello Stato romeno - ha aggiunto - condanno ogni violazione della legge commessa da un cittadino romeno in Romania così come all'estero. Ma condanno anche ogni atto di violenza diretto p contro cittadini romeni così come ogni discorso che inciti la gente a non rispettare i diritti civili dei romeni senza riguardo a dove si trovino nell'Unione europea».
Le parole di Basescu seguono la protesta dell'ambasciata di Bucarest per l'attacco subito venerdì da quattro romeni dopo l'assassinio di Giovanna Reggiani martedì sera a Roma per mano di un loro connazionale.
Nella giornata di ieri il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha avuto un colloquio telefonico con il premier romeno, Calin Popescu Tariceanu. Nella telefonata Prodi e Tariceanu hanno approfondito la questione degli immigrati romeni in Italia ed hanno sottolineato l'amicizia che lega i due Paesi. Tariceanu e Prodi si incontreranno presto a Roma, forse già in settimana.
Anche il Papa, durante l'Angelus in piazza San Pietro, è intervenuto sul tema sicurezza e immigrazione, affermando che la presenza degli immigrati rende necessario garantire «la sicurezza e l'accoglienza», assicurando il rispetto sia dei «diritti» che dei «doveri» che «sono alla base di ogni vera convivenza». Il Papa non cita in modo esplicito l'assassinio di Giovanna Reggiani, nè le ronde contro gli immigrati, i decreti sulle espulsioni o le polemiche tra Italia e Romania, ma le sue parole costituiscono inevitabilmente un richiamo di fronte all' emergenza innescata dalla tragedia di Tor di Quinto. Dal podio ecclesiale più autorevole è stata così ribadita la posizione della Santa Sede, che già sabato era stata esplicitata dal primo collaboratore del Papa, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che invitava, nell'affrontare la questione degli immigrati, a «valorizzare la nostra antica tradizione di accoglienza» e, nello stesso tempo, a «essere fermi con coloro che si rendono protagonisti di reati, non accettano i criteri di cittadinanza tipici di un paese democratico e non accettano le regole fondamentali della convivenza».